Roma 7 maggio 2009 - Nei giorni scorsi 3 barconi con 227 immigrati, tra cui 40 donne, sono stati avvistati nel canale di Sicilia. In nottata delle motovedette italiane hanno abbordato gli scafi e li hanno condotti in Libia.
"Rimpatriare dei migranti senza nemmeno identificarli né permettere loro l'accesso alle procedure sul diritto d'asilo è un comportamento illegale al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale", dichiara Loris De Filippi, direttore delle operazioni di MSF Italia. "Già nel maggio 2005, la Corte Europea dei diritti umani aveva condannato le procedure del rimpatrio forzato disposte dal Governo italiano".
"L'allontanamento di queste persone dall'Italia, direttamente dal mare, senza aver dato loro un minimo di assistenza medica a terra, è inoltre contrario ai principi umanitari, se si tiene conto che queste persone hanno effettuato un viaggio lungo e pericoloso, in condizioni estreme, per giungere in prossimità delle nostre coste", continua De Filippi.
"Ancora più grave è la decisione di rimpatriarli verso un paese come la Libia, che, come noto, non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951. Una decisione che potrebbe tradursi in una seria minaccia per la vita di queste persone", conclude De Filippi.
MSF, che è presente a Lampedusa dal 2002 per fornire assistenza agli immigrati che sbarcano sull'isola, ha potuto verificare, nel corso degli ultimi anni, un aumento, tra i migranti che giungono sull'isola, di categorie vulnerabili (donne e bambini) e di persone provenienti da Paesi in guerra del Corno d'Africa e quindi suscettibili di fare richiesta di diritto d'asilo.
Per tutti questi motivi MSF chiede un incontro chiarificatore con il Ministro dell'Interno.
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