A più di tre mesi dalla cessazione delle ostilità a Gaza, il blocco israeliano e le tensioni tra palestinesi, ostacolano gli sforzi di recupero.
«Anche se il conflitto si è concluso 100 giorni fa, i bambini di Gaza continuano a soffrire, sia fisicamente che psicologicamente», afferma Patricia McPhillips, rappresentante speciale dell'UNICEF nel territorio palestinese occupato. «È fondamentale che le forniture e i materiali necessari per il recupero e la riabilitazione siano lasciati entrare».
Il 10% della popolazione di Gaza rimane senza energia elettrica e il 9% ha scarso accesso all'acqua potabile. Le cliniche di assistenza di base dell'UNRWA, nel sud del territorio, hanno registrato una significativa prevalenza di malattie infettive connesse alla qualità dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari. Le famiglie hanno ancora un accesso limitato a beni di prima necessità come cibo, carburante e denaro contante.

«Ad appena un mese dal mio recente viaggio sul campo a Gaza» - dichiara il Presidente dell'UNICEF Italia Vincenzo Spadafora - «la situazione resta quanto mai delicata. Bimbi innocenti continuano a morire a causa di ordigni inesplosi ed è sempre più faticoso entrare nella Striscia, basti pensare che il territorio di Gaza è stato oggetto di un blocco per 22 mesi. Solo nel mese di marzo sono entrati a Gaza una media di 132 camion ogni giorno, rispetto ai 475 nel maggio 2007».

«A ciòoccorre aggiungere il tremendo impatto sul benessere psicologico dei bambini causato dagli scontri dei mesi scorsi. A tal proposito l'UNICEF, in collaborazione con i suoi partner, sta aumentando il sostegno psicosociale a bambini e adolescenti, attraverso specifici programmi d'istruzione e formazione».

«Ci giungono inoltre notizie» - conclude il Presidente dell'UNICEF Italia - «di incidenti a bambini che venivano addestrati o utilizzati da gruppi di militanti palestinesi. I bambini non dovrebbero essere in alcun modo impiegati per scopi politici o militari».

Dalla cessazione delle ostilità case, scuole e strutture sanitarie distrutte o danneggiate dal conflitto non possono essere riparate o ricostruite a causa delle restrizioni israeliane contro le importazioni di cemento.Non si possono riparare i sistemi idrici e i servizi igienico-sanitari danneggiati per la carenza di materiali.

Il blocco ha impedito l'ingresso dei materiali didattici dell'UNICEF, inclusi quelli per la formazione degli insegnanti e i kit di sviluppo per la prima infanzia, come anche di giochi e strumenti musicali.

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