Con la fiducia sul disegno di legge in materia di sicurezza il governo «non sarebbe immune da rischi». Ne è convinto il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero che ipotizza - di fronte al rifiuto della discussione in Aula - il ricorso all'obiezione di coscienza da parte dei deputati della maggioranza che avevano espresso pubblicamente il loro dissenso. «Le questioni in gioco sono tra quelle che chiamiamo eticamente sensibili - spiega Olivero - il diritto alla salute, alla famiglia, alla scuola per i minori. Sono sicuro che i deputati del Pdl che hanno espresso il loro dissenso con una lettera aperta al presidente del Consiglio sapranno far valere le ragioni della coscienza su quelle di opportunità politica».
Appena dieci giorni fa le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, insieme alle organizzazioni cattoliche promotrici dell'appello per la modifica del testo sulla sicurezza - Caritas, Centro Astalli, Comunità di Sant'Egidio, Comunità Papa Giovanni XIII e Fondazione Migrantes - avevano incontrato una delegazione dei i firmatari della lettera con la quale 100 parlamentari chiedevano al presidente del Consiglio, proprio per ragioni di coscienza, di non porre la fiducia sul ddl sicurezza.
I Parlamentati del Pdl avevano condiviso le indicazioni contenute nelle proposte di emendamento presentate dalle organizzazioni, impegnandosi a promuoverle e tradurle in atti concreti di modifica del ddl sulla sicurezza. «Io sono certo - dice il presidente delle Acli - che questi parlamentari sapranno far valere le proprie ragioni anche di fronte a un voto di fiducia, facendo se necessario ricorso, di fronte all'impossibilità di una discussione in aula, allo strumento dell'obiezione di coscienza. Ma mi auguro che il governo non compia questa scelta, che sarebbe grave oltre che rischiosa. Su un tema come questo, che chiama in causa i diritti civili delle persone, che ha mobilitato l'associazionismo laico, quello cattolico, le categorie professionali dei medici e degli insegnanti, che divide e interroga gli stessi componenti della propria maggioranza, non si può chiudere il confronto. Sarebbe la prova di un testo nato da un pregiudizio ideologico nei confronti degli immigrati, più che dalla preoccupazione di garantire la sicurezza dei cittadini».