La proposta di legge "blocca-processi" presentata il 10 marzo scorso alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati (primo firmatario l'on. Michele Scandroglio) è una norma vessatoria priva di fondamento giuridico che vuole inibire la lotta per la legalità in campo ambientale, legittimata anche dalla nostra Costituzione, condotta dalle associazioni riconosciute a livello nazionale.
La proposta (firmata da 120 Deputati del PdL) è basata sull'assunto che sia il contenzioso giudiziario delle associazioni ambientaliste a bloccare "Il Cantiere Italia".
Ma ciò non corrisponde affatto alla realtà, perché i principali motivi dei ritardi delle opere pubbliche sono ben altri: la cattiva programmazione economico-finanziaria e la mancanza di risorse; la scarsa qualità dei progetti che devono essere sottoposti a continue revisioni soprattutto per contenere l'impatto ambientale; le continue varianti in corso d'opera e la catena dei sub-appalti incontrollati, e a rischio di infiltrazioni mafiose, che fanno aumentare i costi e dilatano i tempi di realizzazione delle grandi opere.
Lo segnalano il WWF Italia ed il FAI che, insieme ad altre dieci associazioni (Amici della Terra, CTS, ENPA, Fare Verde, Greenpeace Italia, Italia Nostra, LAC, LAV, Legambiente, LIPU, VAS) stanno conducendo un'azione comune in Parlamento per ostacolare il cammino della proposta, mandando note informative e chiedendo incontri con i firmatari della proposta, con la presidente della Commissione Giustizia della Camera Giulia Buongiorno e con i membri delle Commissioni Giustizia e Ambiente di Montecitorio.
La proposta di legge cosiddetta blocca-processi, presentata alla Camera dei Deputati, vuole impedire l'accesso alla giustizia amministrativa delle associazioni di protezione ambientale (non solo in tema di grandi opere, ma anche contro gli abusi edilizi o la violazione della normativa sulla caccia), che è uno dei più importanti strumenti attraverso cui si concretizza la tutela dell'ambiente, più volte riconosciuta da Convenzioni internazionali, da Direttive Comunitarie e dalla Corte Costituzionale come "valore primario ed assoluto", "non suscettibile di essere subordinato ad altri interessi" , "valore trasversale costituzionalmente protetto".
L'evidenza da cui parte la proposta di legge non ha alcuna rilevanza nei più importanti studi e indagini ufficiali usciti in questi anni sulle grandi opere, identificate in Italia nelle cosiddette "infrastrutture strategiche". La Sindrome Nimby o anche il contenzioso sollevato dalle associazioni ambientaliste riconosciute non viene citato come principale problema di ritardi del "Cantiere Italia" da nessuno degli studi ufficiali, a cominciare dalle indagini che dovrebbero essere conosciuti da ogni parlamentare, quali il Primo (anno 2004), Secondo (anno 2005) e Terzo Rapporto (anno 2007) sull'attuazione della Legge Obiettivo, redatti dal Servizio studi della Camera dei Deputati, con la collaborazione del CRESME e dell'Istituto Nova, documenti che dovrebbero essere le fonti documentali primarie del lavoro di qualsiasi parlamentare.
"Siamo fiduciosi - concludono le associazioni - che questa norma venga bloccata e che molti dei Deputati che l'hanno firmata ritirino il loro consenso, per il rispetto che il Parlamento deve alla Costituzione ed ai diritti fondamentali dei cittadini da questa riconosciuti, tra i quali il diritto alla giustizia e la lotta ai crimini ambientali.