Autorizzazione decennale per l'importazione e la lavorazione del prodotto della Monsanto. Legambiente: ignorati i governi e favorite le lobby, intervenga il ministro Alemanno. Greenpeace: elevati rischi sanitari
Una vittoria della Monsanto: ieri la Commissione europea ha dato la propria autorizzazione all'importazione e alla lavorazione della colza geneticamente modificata, denominata GT73, e brevettata dal colosso biotech. L'autorizzazione - subito contestata dalle associazioni ambientaliste - ha una durata di dieci anni. La colza GT73 è già largamente utilizzata in Nord America, dove sottolinea l'Esecutivo Ue, «non sono stati riportati casi di effetti collaterali per la salute umana o l'ambiente».
L'autorizzazione della Commissione è circoscritta all'importazione e alla lavorazione per utilizzare il prodotto nell'alimentazione animale o per processi industriali. Il sì dell'Ue è accompagnato da una Raccomandazione sulle misure di sicurezza che il detentore del brevetto dovrà prendere per prevenire qualsiasi danno alla salute o all'ambiente.
Durissimo il commento di Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, che si dice «sbigottito» per un provvedimento «approvato alla chetichella» e con il quale «la Commissione si è beffata dei cittadini europei e dei governi nazionali».
«Questa colza - ricorda l'associazione ambientalista - è stata oggetto di numerosi studi che hanno confermato la pericolosità per l'ambiente e la salute umana in particolare. Ad allarmare sono stati soprattutto gli esperimenti che hanno rivelato un ingrossamento del fegato delle piccole cavie alimentate con la GT73. Quello che davvero indispettisce - insiste Ferrante - è che le votazioni in Consiglio Ambiente dello scorso dicembre avevano chiarito la posizione della maggioranza degli Stati membri (pur non avendo raggiunto la maggioranza qualificata)». In pratica, a parere di Legambiente, l'Ue ha favorito la lobby del biotech ignorando la volontà degli Stati membri.
Federica Ferrario, di Greenpeace, aggiunge i rischi di contaminazione a quelli sanitari. La colza, importata come seme intero sarà infatti macinata solo successivamente, con un procedimento che non garantisce da rischi di contaminazione accidentale durante il trasporto e la trasformazione. «Una volta dispersi nell'ambiente - dice Ferrario - i semi di colza possono germinare e diffondersi rapidamente attraverso tutta l'Europa. Il polline della colza può infatti viaggiare anche per parecchi chilometri». Una strada per combattere questa decisione la individua ancora Legambiente. «Allo schiaffo della Commissione Ue - conclude il direttore generale Ferrante - chiediamo una risposta adeguata ad Alemanno facendo valere il divieto nazionale questo, affinché l'Italia tuteli il suo parere dato lo scorso dicembre, e con esso, i consumatori».
La Nuova Ecologia, 2 settembre 2005