La giornalista irano-statunitense Roxana Saberi è solo una pedina degli sviluppi politici in corso tra Iran e Usa e, in quanto prigioniera di coscienza, dev'essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.
"Il fatto che le accuse siano di volta in volta cambiate, dal momento dell'arresto fino al processo, indica che le autorità iraniane cercano qualsiasi scusa per tenerla in prigione" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "Non c'è ragione per la sua detenzione, a meno che le autorità non riescano a fornire prove convincenti che lei ha effettivamente commesso un reato di natura penale".
Saberi, 31 anni, giornalista nata negli Usa ma residente in Iran da sei anni, è stata condannata il 18 aprile a otto anni di carcere per "spionaggio" al termine di un processo celebrato a porte chiuse. Secondo il padre, contro l'imputata sarebbero state usate "confessioni" rese sotto coercizione durante il periodo di detenzione che ha preceduto l'apertura del processo.
Il 19 aprile, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha chiesto alla Procura generale di garantire il pieno rispetto del diritto alla difesa di Saberi. Il giorno dopo, il capo dell'Autorità giudiziaria ha sollecitato una procedura d'appello rapida ed equa.
"Le parole del presidente Ahmadinejad sembrano suonare come una tacita ammissione di una realtà che Amnesty International evidenzia da anni: è difficile avere giustizia in Iran" - ha commentato Hassiba Hadj Sahraoui. "Se, come appare, è detenuta solo per ragioni politiche legate ai rapporti dell'Iran con gli Usa o per aver esercitato in modo pacifico il diritto alla libertà d'espressione, Saberi è una prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni. Confidiamo che, almeno in questo caso, l'appello rimetterà le cose a posto".