Continuano le reazioni alla bozza UE. ''Sono pronto al dialogo con il non profit'' dice il commissario Frattini. Ma intanto fioccano le critiche ''E' solo una bozza, sono pronto al dialogo con le Ong''. Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Europea e commissario alla Giustizia, in un'intervista al settimanale 'Vita' in edicola da oggi, cerca di placare le polemiche suscitate dalla bozza di Raccomandazione della Commissione Europea che obbligherebbe le Ong a sottoscrivere un Codice di Condotta onde evitare il rischio di essere associate al terrorismo. Frattini dice di essere disponibile a modificare la bozza del documento anche con un confronto con il Terzo settore. La bozza in questione resa nota la settimana scorsa dal nostro settimanale prevede che tra i parametri con cui considerare una Ong a rischio collusione con i kamikaze e Al Qaeda si valuti anche la condivisione di locali e uffici con altri soggetti e il mancato aggiornamento del sito internet in un anno. Nell'intervista Frattini si dice ''sempre disponibile a un incontro. So delle reazioni del non profit italiano, e anche per questo ho avviato un metodo di lavoro che passa attraverso una consultazione preventiva di questo mondo''. Nel merito del provvedimento Frattini precisa: ''entro il 19 settembre raccoglieremo tutte le informazioni, i contributi e le proposte di modifica e alla scadenza non prenderemo la decisione, bensi' rifletteremo e inseriremo ulteriori integrazioni. E' mia intenzione - continua - presentare la proposta tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre e, quindi, il tempo c'e'''. ''Non si trattera' - conclude - di una disposizione dedicata al non profit bensi' di un provvedimento strategico sulle linee di azione contro il finanziamento del terrorismo e, in questo quadro, solo una parte si riferira' al terzo settore''. Il mondo del Terzo settore italiano ha reagito con prontezza e con moltissime e-mail e considerazioni alla bozza di raccomandazione Ue. Oggi pubblichiamo gli interventi di Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes nonché portavoce del CINI, Guido Barbera, delegato europeo delle Ong Italiane, Alberto Piatti, segretario generale di Avsi e Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid International. Il dibattito, naturalmente, resta aperto a tutte le 220mila realtà del non profit italiano, che possono scrivere a p.manzo@vita.it. Guido Barbera, delegato europeo delle Ong Italiane È positivo che il Commissario Frattini sia attento alle ragioni che motivano le critiche che le organizzazioni no profit europee stanno facendo alla bozza di raccomandazione. Le Ong italiane, dal canto loro, sono pronte al confronto e al dialogo e ritengono di poter presentare, oltre alle critiche, anche serie proposte che vadano nella direzione di non aggravare il non-profit né di burocrazia né di polizia: proprio quanto la bozza di documento sembra invece prospettare. Il coordinamento delle Ong a livello europeo si esprimerà nei prossimi giorni, dopo aver ricevuto i pareri dei coordinamenti nazionali e delle reti europee. Ritengo che debbano essere promossi, nelle prossime settimane, momenti di discussione approfondita sul tema tra istituzioni e rappresentanze del settore, sia a livello nazionale che a livello comunitario. Per noi Ong, le forme di aggregazione del no profit, riconosciute e riconoscibili, rappresentano la migliore garanzia rispetto alle proprie organizzazioni di appartenenza: dovrebbero quindi essere maggiormente favorite dai governi nazionali e dall'UE. Alberto Piatti, amministratore delegato Avsi Indubbiamente il problema esiste, ossia che ci siano delle possibili sbavature di connivenza, più o meno cosciente, con fenomeni illegali. Inoltre credo che Frattini, avendo occupato dei ruoli istituzionali in cui aveva accesso a informazioni riservate, probabilmente ne abbia cognizione di causa. Al di là del contenuto specifico della Raccomandazione, evidentemente migliorabile ed emendabile per stessa dichiarazione dello stesso Frattini, mi sembra si stia chiedendo un atto di corresponsabilità su questo tema e bisogna rendersi conto che quello che il Commissario sta proponendo, altre amministrazioni lo applicano oramai da anni, basti pensare ad alcuni organismi internazionali o alla cooperazione statunitense, che esige una serie di prerequisiti per lavorare con loro. Per certi versi abbiamo già avuto a che fare con questa problematica da anni e credo che, se rimane a livello di Raccomandazione dialogata per renderla poi praticabile, sia un atto di corresponsabilità di tutti nei confronti del fenomeno terrorismo. Tra i problemi pratici da risolvere c'è quello della tracciabilità dei soldi trasmessi in Paesi dove operiamo e dove non ci sono neanche banche italiane su cui operare, come il Sudan. Bisognerà trovare dei sistemi operativi e la disponibilità di aderire a questa Raccomandazione del sistema bancario. È evidente che, a fronte di una Raccomandazione, deve poi mettersi in moto un meccanismo coerente anche sul trasferimento del denaro in determinati Paesi in cui le ong operano. In questo momento vorrei approfondire il documento, prima di fare proposte nello specifico, e spero che Frattini convochi un tavolo con le ong più significative e si possa discutere con lui de visu, o con chi lui indicherà. Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes e portavoce del CINI Il metodo è stato inaccettabile, nel senso che la Commissione originariamente ha lanciato una consultazione con tempi strettissimi che solo la pressione a posteriori delle ong europee e di altri settori della società civile europea (della piattaforma sociale, di quella dei diritti umani e della piattaforma ambientalista) ha rintuzzato, costringendo Frattini a riaprire i termini. Questo è grave perché dimostra una mancanza di sensibilità nei confronti della società civile e, ovviamente, una volontà di mettere questi settori di società civile europea di fronte a un fatto compiuto. Anche riaprendo il percorso del confronto, questa comunicazione nasce male, con il vizio di essere una proposta che la Commissione fa alla società civile di autoregolamentarsi, e non da un percorso di confronto, di codecisione e di messa in essere di meccanismi che possono servire sia a Bruxelles, sia alla società civile, per mettersi al sicuro da questo tipo di problemi. Nel merito ci sono poi affermazioni molto gravi. In apertura si parla di non ben specificate prove di infiltrazione terroristica, di uso da parte del terrorismo di ong. Sono considerazioni estremamente gravi, perché gettano un'ombra su un mondo vastissimo che vive di fiducia nei confronti del pubblico. Aprire oggi una bozza di Raccomandazione della Commissione con questa affermazione vuol dire gettare un'ombra di sospetto su tutti, senza specificare e fare i distinguo del caso. Terza considerazione: Frattini è disposto a riaprire i giochi e ben venga. Però la Commissione arriva molto in ritardo rispetto alle posizioni che alcune delle nostre organizzazioni avevano fatto già dopo l'11 settembre 2001, in ordine alla necessità di far chiarezza sulle transazioni finanziarie. Noi stessi avevamo già detto anni fa che si doveva fare questo tipo di operazione e, invece, si è aspettato troppo per farlo e - comunque - si è partiti dal segmento sbagliato. Se ci sono infiltrazioni terroristiche, sostanzailmente passano attraverso la grande finanza, non certo attraverso le ong. Quindi non vogliamo essere usati come capro espiatorio, né come cavie per sperimentare forme di controllo sulla grande finanza che poi, come sempre, nei giochi politici se la caverà lasciando alle ong l'onere di essere controllate. Questi sono i tre punti che CINI vuole sottolineare. Cosa stiamo facendo in concreto a livello europeo? Come CINI abbiamo investito CONCORD (posizione della coalizione CONCORD è scaricabile in allegato) e il Civil Society Contact Group e ci stiamo battendo nell'ambito di una messa in rete di tutto il non profit europeo per elaborare delle controproposte. A livello italiano, invece, riteniamo imprescindibile che l'autorithy del Terzo Settore sia investita direttamente della questione, rientrando nei suoi compiti. Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid International In questo voglio essere provocatorio. Tutti subito a dire: non facciamo niente. Io invece dico, addirittura, facciamo di più, ma solo se è necessario. Ma è veramente necessario? Perché il nostro settore, in particolare rispetto a imprese e banche, e particolarmente in Italia, è sottoposto a normative e a forme di autotutela volontarie più di qualsiasi altro. Perché abbiamo tutta la normativa fiscale, abbiamo tutta la normativa che esiste in alcuni Paesi europei come le charities commission, i marchi approvati? Perché esistono strumenti come l'autorithy del Terzo settore. In più, noi volontariamente ci sottoponiamo alla revisione dei nostri collegi sindacali interni, alla revisione delle società di audit esterno come la Kpmg et alias. Senza ricordare che stanno nascendo oggi in Italia cose come l'Istituto italiano della donazione, che esistono già in altri Paesi. Quindi le domande sono due. C'è davvero bisogno di garantire qualcosa di più per la trasparenza del settore rispetto a quanto già non faccia il non profit? Secondo me la risposta è no. Se però, invece, arriviamo alla conclusione che questo bisogno c'è, allora normiamo per legge e rendiamo le cose obbligatorie. Non lasciamole fare a chi può autopromuovere la retorica sulla propria trasparenza, perché se di una regola c'è bisogno, allora dev'essere una regola vincolante. Il volontarismo non so dove ci possa portare. Questa è la mia secuenza logica. Secondo me di tutta questi ulteriori controlli non c'è bisogno ma, per decidere, è imprescindibile che inizi un dibattito ampio. Scaricabile la reazione di CONCORD, la Confederazione Europea Organizzazioni Non Governative per Assistenza e Sviluppo. Testo in inglese disponibile a destra, il primo nella sezione Strumenti Utili Vita, 9 settembre 2005

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