"Sono soddisfatto per l'accordo raggiunto, un'altra intesa importante dopo quella sugli ammortizzatori sociali. Ringrazio le Regioni per la collaborazione istituzionale" così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri di questa mattina.
Oggetto dell'accordo, il Piano casa del governo che si arricchisce di due nuove iniziative: le misure per l'ampliamento delle abitazioni e il progetto di costruire nuovi insediamenti urbani per chi la casa ha difficoltà ad affittarla o ad acquistarla.
Se solo il 10% degli italiani, ha spiegato il premier, decidessero di mettere mano alle loro abitazioni, gli investimenti sarebbero dell'ordine di 60/70 miliardi, circa quattro punti di Pil.
Per quanto riguarda le risorse necessarie per realizzare nuove abitazioni, destinate a chi casa ancora non ce l'ha, Berlusconi ha affermato che "sono già allo studio alcune soluzioni, a partire dalla vendita degli immobili pubblici. Obiettivo è di mettere a punto strumenti finanziari flessibili che possano consentire ai futuri proprietari di pagare mutui con rate più basse degli affitti che chiede il mercato. Il progetto di nuovi insediamenti urbanistici a misura d'uomo si aggiunge al piano per l'edilizia popolare e al piano per l'edilizia privata: tre interventi che servono da stimolo per il settore delle costruzioni, centrale secondo il premier per la ripresa economica.
Il Piano casa del Governo, dunque, si fa in tre. Dapprima il Piano straordinario per l'edilizia residenziale pubblica, previsto originariamente nella manovra finanziaria d'estate e pensato per riammodernare il patrimonio immobiliare pubblico finalizzato a dare un alloggio sociale alle famiglie disagiate, agli anziani, alle giovani coppie.
Questo Piano ha avuto una battuta di arresto per la mancata intesa con le regioni, di fatto sbloccata con l'accordo del 5 marzo 2009, ratificato nella riunione della conferenza del 12 marzo e che per essere completato è ora in attesa di un DPCM.
Lo stanziamento del Governo per attuare il piano di edilizia residenziale pubblica ammonta complessivamente a 550 milioni di euro. Nel frattempo, la crisi finanziaria ed economica in questi mesi si è aggravata, così il presidente del Consiglio per rilanciare un settore chiave della nostra economia quale è l'edilizia e, nello stesso tempo, andare incontro alle esigenze delle famiglie italiane, ha lanciato la proposta di un Piano di interventi per l'ampliamento delle abitazioni di proprietà, tenuto conto che l'85% delle famiglie italiane vive in case di proprietà.
La proposta - dopo l'esame nel Consiglio dei ministri del 13 marzo 2009 - è stata oggetto di un tavolo tecnico congiunto Governo Regioni ed ha portato all'Intesa firmata il 31 marzo scorso. Intesa recepita dalla Conferenza Stato/regioni del primo aprile e di nuovo sottoposta al varo del Consiglio dei ministri riunitosi subito dopo la conferenza lo stesso primo aprile.
Cosa prevede l'intesa:
1. per gli edifici residenziali uni-bifamiliari o comunque di cubatura non superiore a 1000 metri possibilità di ampliamento entro il limite del venti per cento della volumetria esistente;
2. demolizione e ricostruzione possibilità di ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il limite del trentacinque per cento della volumetria esistente, al fine di migliorarne qualità architettonica ed efficienza energetica, nonché di utilizzare fonti di energie rinnovabili;
3. semplificazione delle procedure per velocizzare la concreta applicazione di quanto previsto. Sono esclusi interventi edilizi di ampliamento su edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta. Infine, per venire incontro al fabbisogno abitativo delle famiglie o di particolari categorie, che hanno difficoltà ad accedere al libero mercato della locazione, il Governo avvierà congiuntamente con le Regioni e le autonomie locali uno studio di fattibilità per nuovi insediamenti urbanistici da edificare con risorse pubbliche e private, in aggiunta a quelle già stanziate.
(Accordo 5 marzo 2009).
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