Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, smentisce ogni intenzione del governo riguardo sostanziali modifiche del testo unico sulla sicurezza che avrebbero l'effetto di rendere meno efficaci i controlli dell'azione ispettiva nelle aziende.
Il rappresentante del governo, in una lettera inviata al quotidiano "La Repubblica", ha precisato che non ci sarà un abbassamento del livello di guardia: piuttosto "una selezione più sostanziale e sistematica degli obiettivi rispetto ad un approccio meramente quantitativo e troppo spesso portato a confondere le gravi irregolarità sostanziali con esasperati formalismi di carattere marginale".
Dunque - come ribadito dal ministro anche nel corso di un suo intervento al question time - sarà lotta alle violazioni "rilevanti". Una scelta inevitabile visto che l'azione ispettiva, a causa del profondo squilibrio delle forze in campo - "abbiamo cinque milioni di aziende a fronte di 5mila unità preposte ai controlli" - può essere soltanto "realizzata a campione e mai a tappeto".
"Dietro la nozione di irregolarità si nascondono fenomeni diversissimi", ha aggiunto Sacconi, "circa un terzo dei quali legati a violazioni burocratico-formali che non impattano sulla effettiva tutela delle condizioni di lavoro e distolgono risorse ispettive dalla verifica di ben più rilevanti fenomeni di violazione della normativa sostanziale di tutela". Il titolare del dicastero di via Flavia ha promesso anche un giro di vite sul fronte delle sanzioni pecuniarie, che "saranno ben al di sopra dell'aggiornamento statistico rispetto alle sanzioni del '94 del decreto 626 varato dall'allora governo Berlusconi, che rimane un impianto fondamentale".
"I criteri che seguiremo saranno quelli di irrobustire l'approccio per obiettivi", ha detto il ministro, "a partire dal favorire tutte le forme di collaborazione paritetica tra le parti sociali, rafforzare il ruolo dell'INAIL in un contesto di semplificazione delle disposizioni e per le sanzioni il loro impianto resta confermato". Infine, Sacconi ha confermato di puntare a un ampio consenso in merito tra sindacati e imprese, evidenziando come le modificazioni al Testo unico potranno svolgersi solo all'interno della legge delega voluta dal governo Prodi e dalla sua maggioranza. Secca la replica dell'opposizione.
"Non ci opporremo a correzioni formali, ma combatteremo gli stravolgimenti dell'impianto. Vedremo il testo e lo giudicheremo", ha detto il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano. "Siamo molto preoccupati perché negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una serie di modifiche, proroghe e inadempienze della normativa".
Diversi gli esempi citati da Damiano: "dalle modifiche che hanno eliminato l'obbligo di informare la direzione provinciale del lavoro sul lavoro straordinario e notturno, alle nuove norme su appalti e responsabilità solidale, alla cancellazione della tessera di riconoscimento nei cantieri, a proroghe dell'obbligo di comunicazione dei dati sugli infortuni". "Non ci troviamo di fronte a un'azione isolata", ha concluso Damiano, "ma a un'azione costante di modifica, di proroga e di inadempienza".