Dakar, 21 marzo. Si è appena conclusa a Dakar la quarta e ultima tappa dell' "edizione pilota" della "Dakar-Bamako", il "Silenzioso tour della solidarietà" organizzato dall'Uisp in collaborazione con il comitato "Bici d'Italia in Africa" e con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
La tappa di ieri, da Kaolack a Thiès, è stata particolarmente impegnativa: 150 chilometri con una temperatura che ha sfiorato i 40°. Per questo gli organizzatori dell'Uisp hanno deciso di ridurre il percorso della tappa di oggi ed hanno optato per un trasferimento in pullman verso Dakar: a 30 chilometri dalla capitale senegalese, in pieno deserto, la carovana dei ciclisti è tornata in sella per affrontare l'ultima frazione in bicicletta. Giunti a Dakar i ciclisti hanno effettuato un giro urbano non impegnativo, seguito e accompagnato da molti giovani del posto.
Lunedi 23 marzo il "Silenzioso tour della solidarietà" sarà ricevuto dall'Ambasciatore italiano a Dakar e dall'UTL-Unità Tecnico Logistica del Ministero degli esteri.
Ciclisti italiani e segalesi hanno pedalato a "ruota a ruota" attraverso i suggestivi paesaggi d'Africa, attraverso quattro tappe, dal 18 marzo ad oggi, con partenza ed arrivo a Dakar, accompagnati dal calore umano delle popolazioni locali e con l'obiettivo di visitare e conoscere diversi progetti di cooperazione internazionale.
"Siamo soddisfatti di questa iniziativa - spiega Carlo Balestri, responsabile internazionale Uisp - c'è stato un gruppo affiatato, interessato non solo a pedalare ma anche a vedere la realtà che ci circonda. Abbiamo visitato e conosciuto situazioni all'interno delle quali come Peace Games, la Ong dell'Uisp, possiamo inserirci facilmente. Abbiamo visitato delle scuole nate grazie a dei progetti di cooperazione che hanno bisogno di un aiuto specifico per sviluppare la parte relativa all'attività sportiva, sia per ciò che concerne le infrastrutture, sia per la formazione degli operatori. A Foundiougne abbiamo visitato un progetto del Cospe che interessa la comunità dei pescatori, la maggioranza dei quali non sa nuotare, e difatti sono molte le morti per annegamento. L'idea che ci è venuta è quella di organizzare dei corsi di nuoto, soprattutto per i bambini che saranno i pescatori del domani".
"Si tratta di un'esperienza estremamente positiva da coltivare e sviluppare nel futuro - aggiunge Daniele Masala, pluricampione olimpico, componente del gruppo dei ciclisti - Qui c'è necessità di tanta assistenza e solidarietà.
Stiamo dimostrando concretamente la valenza dello sport come linguaggio universale e come strumento per lo scamnbio interculturale. C'è partecipazione, la popolazione locale ci segue calorosamente".
Ufficio stampa Uisp
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