di Joshua Massarenti
Nuovo incendio a Parigi di un abitazione d'immigrati africani. Il secondo in una settimana infuocata dalle polemiche sulla scarsità degli alloggi sociali nella capitale francese
Questa volta è toccato al Marais, quartiere in della Parigi benestante, nel centro della capitale francese. Ma la scena, agghiacciante, fa ormai parte di un copione già scritto. Un palazzo vetusto in fiamme. Uomini e donne pronti a buttarsi dalla finestra. Gente di colore. Tutti con origini africani. Per sette di loro non c'è stato nulla da fare. I loro corpi sono stati carbonizzati da un rogo che non ha risparmiato i bambini. La tragedia avrebbe potuto assumere dimensioni ben peggiori se i pompieri, un centinaio in tutto, non fossero riusciti a trarre in salvo altre trenta persone, tre delle quali gravemente ustionate e altri 11 in maniera lieve.
Un bilancio impietoso che non da tregua alla capital, colpita pochi giorni fa da un altro incendio divampato in un palazzo di Boulevard Vincent Auriol, nel tredicesimo "arrondissement" (sud di Parigi). Sempre di notte, tra il 24 e il 25 agosto, e sempre in alloggi precari. Le fiamme hanno mandato in fumo la vita di 17 persone, tra cui 14 ragazzini. Una mostruosità che ha posto sotto i riflettori massmediatici lo scandalo dei logements sociaux, le case popolari, e lo sgomento di vedere fra le vittime persone con la solita carnagione scura. Perché originarie dell'Africa sub-sahariana furono le 27 persone uccise il 15 aprile 2005 dal rogo che ha devastato il Paris-Opéra, uno dei tanti alberghi di basso rango trasformati in centri di residenza temporanea per immigrati in disperata ricerca di alloggio.
E di richieste, la municipalità di Parigi ne ha recensite oltre 100mila per il solo 2003. Includendo la regione dell'Ile de France, l'Insee (l'Istituto di statistica francese) stima a 360mila il numero delle domande di alloggio sociale e oltre 1,3 milioni sull'intero territorio nazionale. "Troppe" sostiene sconsolato il sindaco Bertrand Delanoé, protagonista nell'aprile 2005 di una convenzione firmata con il governo di centrodestra del presidente Chirac che prevede nella capitale la costruzione di 22500 alloggi sociali, riabilitarne altri 24500 e garantire 1650 case di accoglienza per i casi urgenti. All'indomani del rogo del Boulevard Auriol, le associazioni coinvolte in prima linea nell'emergenza alloggio (se ne contano in tutto duemila) hanno denunciato per l'ennesima volta una situazione giudicata insostenibile.
A cominciare dall'Abbé Pierre, l'eroico prete francese che da sempre si batte affianco ai più diseredati. Il rapporto pubblicato nel febbraio scorso dalla sua fondazione sostiene che il fenomeno del mal-logement (letteralmente il malalloggio) è "alimentato "dal basso" dalla crisi economica e sociale che fragilizza numerose persone e "dall'alto" per via della crisi immobiliare che spinge nel settore degli alloggi sociali tutti coloro che vengono esclusi da un mercato immobiliare che si contraddistingue per le spese folli". A ridosso, un'altra associazione, il Dal (Diritto all'alloggio), denuncia per voce del suo presidente Jean-Baptiste Eyraud, "la precarietà in cui alloggiano 50mila famiglie della capitale".
Per far fronte all'emergenza, il Ministro degli affari sociali Jean-Louis Borloo aveva tempo fa annunciato la costruzione di oltre 500mila alloggi popolari entro i prossimi cinque anni. Rincorso dai tragici eventi, promette ora degli alberghi per ospitare in via temporanea i casi più urgenti. A spalleggiarlo ci ha pensato lo stesso presidente Chirac, deciso all'indomani dell'incendio del Marais nel promuovere "iniziative forti in tempi molto brevi".
Intanto, è destinata a accrescere la polemica sull'identità delle vittime. Tutte africane o francesi originari dell'Africa sub-sahariana. Per il Geld, il Gruppo di studio contro le discriminazioni, non è una sorpresa. In una ricerca a tappetto sul territorio francese risalente al 2001, le indagini avevano rivelato che il 58% degli "immigrati" richiedenti una casa otteneva una risposta entro sei mesi dalla domanda, contro il 75% degli altri candidati. Tra le comunità più colpite, il rapporto individuava maghrebini e africani provenineti dal sud del Sahara. A ostacolare l'accesso agli alloggi "normali" è spesso il numero importante di persone che compongono il nucleo familiare africano, ma anche "politiche di popolazione" condotte in nome dell'integrazione sociale attraverso le quali si impedisce a una famiglia di entrare in quartieri giudicati già a rischio.
Ma il mistero che avvolge l'origine degli ultimi due roghi parigini rischia di gettare olio sul fuoco alla polemica sul modello di integrazione sociale francese. Infatti, gli investigatori hanno accertato che l'incendio del palazzo di Boulevard Auriol è "stato provocato da un oggetto esterno introdotto all'interno del palazzo". Un'indizio che apre le porte all'ipotesi di incendio doloso. E ad altre mille polemiche.
Per info su alloggi sociali:
Sito ufficiale Comune di Parigi:
paris.fr
Associazione Droit au Logement (Dal):
Dal
Fondazione Abbé Pierre:
Fondation-abbe-pierreondation-abbe-pierre
Geld (Gruppo di studio contro le discriminazioni):
Rapporto sull'accesso discriminatorio agli alloggi sociali
Vita, 30 agosto 2005