Quasi metà degli incidenti in itinere che si sono verificati lo scorso anno riguarda le donne. E se, in generale, il mondo del lavoro "in rosa" si fa meno male di quello maschile è solo perché impiegato in settori meno a rischio
Subiscono meno infortuni dei loro colleghi uomini e, nella maggior parte dei casi, lavorano in settori più sicuri. Nel 2007 solo un incidente su 4 (27,5%) avvenuto durante l'attività lavorativa ha riguardato una donna, anche se l'occupazione femminile in Italia corrisponde a quasi il 40% del totale. Eppure anche per le donne il lavoro non è una passeggiata: il pericolo maggiore è la strada, ed è proprio sul percorso casa lavoro e viceversa che si consumano gli infortuni.
E qui i numeri parlano chiaro: nel 2007 quasi la metà degli incidenti in itinere hanno riguardato le donne. Sui rischi e le caratteristiche del lavoro femminile abbiamo intervistato Franco D'Amico, coordinatore generale della Consulenza statistico attuariale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Dottor D'Amico, qual è la situazione della donna nel mondo del lavoro nel nostro Paese?
Le donne rappresentano il 51,5% della popolazione italiana: stando ai dati 2007, infatti, su 60 milioni circa di persone 31 milioni sono femmine. Dal punto di vista dell'occupazione, invece, le donne costituiscono soltanto il 39,5% del totale. Tuttavia, in soli dieci anni le donne che lavorano sono aumentate di 1 milione e 700mila, più degli uomini che hanno avuto un incremento pari a 1 milione e 300mila. Vale inoltre la pena di sottolineare che l'aumento dell'occupazione femminile ha riguardato soprattutto ruoli di maggiore responsabilità.
Allo stato attuale in Italia quasi 1 impresa su 4 è gestita o è di proprietà di una donna, che vuol dire 1 milione 250mila aziende su 5 milioni e 200mila rilevate da Unioncamere. Nell'ultimo anno, inoltre, vi è stato un incremento di 5.500 aziende al femminile che sono andate a compensare la perdita sul versante dell'imprenditoria maschile, che altrimenti avrebbe determinato un saldo complessivo negativo. E sul fronte degli incidenti sul lavoro, le donne si infortunano più o meno degli uomini? Certamente molto meno.
Ma anche qui bisogna fare un confronto percentuale. Come ho già detto il numero delle donne occupate rappresenta circa il 40% del totale e lo stesso vale per le assicurate INAIL, mentre la percentuale di infortuni corrisponde al 27,5% dell'insieme e ad appena l'8% delle morti sul lavoro. E questo è dovuto soprattutto al fatto che le donne sono occupate prevalentemente nei settori del terziario e dei servizi o comunque nei comparti a maggiore vocazione impiegatizia e amministrativa. Mentre quando lavorano nei settori ad alto rischio come le costruzioni, la metallurgia, il legno o i trasporti svolgono per lo più attività impiegatizie. Sulla strada però lo scenario cambia completamente...
Sì, infatti il 46,1% degli infortuni in itinere, ovvero quelli che si verificano nel tragitto casa lavoro e viceversa, riguarda le donne. In altre parole su 97mila incidenti in itinere che avvengono ogni anno in Italia circa 45mila colpiscono le lavoratrici. Quello in itinere, infatti, è un tipo di infortunio trasversale sia rispetto al sesso che rispetto al settore di attività. Perché il rischio di incorrere in un incidente stradale mentre si va al lavoro riguarda sia l'uomo che la donna, sia il muratore che l'impiegato del catasto. Detto questo, va però precisato che le donne si infortunano di più rispetto agli uomini.
Sono infatti protagoniste della metà degli infortuni in itinere, e su 97 casi mortali che si sono verificati nel 2007, ben 53 donne sono decedute andando o tornando dal lavoro. Sappiamo che c'è una forte incidenza infortunistica anche tra le straniere. Sì, e in particolare tra le donne provenienti da Ucraina, Polonia ed Ecuador, i tre paesi per i quali si registrano le più alte percentuali di infortuni al femminile. Al contrario, le tre comunità maschili maggiormente colpite sono, nell'ordine, Marocco, Albania e Romania. Il che corrisponde perfettamente alla tipologia di lavoro svolto: infatti marocchini, albanesi e rumeni lavorano soprattutto nei settori più a rischio, ovvero costruzioni, metallurgia, trasporti e alberghi e ristoranti, mentre le donne sono impiegate specialmente nei servizi domestici: in questo settore 7 infortunate su 10 sono straniere.
Ci sono differenze di genere significative tra le diverse aree del Paese e tra i diversi tipi di lavoro? Dal punto di vista territoriale la percentuale nazionale del 27,5% cresce nel Centro Italia, dove supera il 30%. Questo dipende soprattutto dal peso della città di Roma, che vede una forte presenza di donne che lavorano nell'ambito dell'amministrazione pubblica. Un'altra area che supera la media nazionale è il Nord Ovest, con oltre il 28% di infortuni femminili sul totale degli incidenti. In questa zona il lavoro più a rischio è quello delle donne impiegate in fabbrica. Inoltre, la presenza della donna dal punto di vista infortunistico è altissima soprattutto tra il personale addetto ai servizi domestici, vale a dire tra le colf e le badanti. Infatti quasi il 90% degli infortuni avvenuti in questo campo - e precisamente 2.600 su 2.900 - riguarda il sesso femminile.
Le donne, inoltre, rappresentano il 75% del totale nel settore della sanità e dei servizi sociali, il 53% negli alberghi e ristoranti, e così a scendere fino a raggiungere quote del tutto marginali nei settori ad altissimo rischio come la metallurgia. Non a caso i sette morti della Thyssen erano tutti maschi.