FINANZIAMENTI ALLA CULTURA PARLIAMONE
Paolo Beni Presidente nazionale Arci Il dibattito seguito all'intervento di Baricco sulle pagine di Repubblica a proposito dei fondi per la cultura ha avuto il merito di mettere finalmente in luce debolezze e carenze di un settore da troppo tempo trascurato per l'assenza di politiche organiche, di strumenti legislativi ed investimenti adeguati. Di fronte ad un sistema cultura oggettivamente malconcio è poco opportuno dividersi su quali ambiti sacrificare. È certo che ci siano sprechi e distorsioni da combattere, che siano da riformare i meccanismi di sostegno pubblico, ma soprattutto occorre ripartire dalla consapevolezza che investire nella crescita culturale diffusa dei cittadini è oggi una condizione essenziale per aiutare il Paese a superare la profonda crisi sociale e morale che lo attraversa.
Ben venga allora il dibattito sulla riforma del Fus e sulle leggi di settore da fare, sull'attribuzione di competenze certe a stato e regioni, sulla necessità di promuovere il contemporaneo, di riconoscere e agevolare il pluralismo dei soggetti che operano in ambito culturale. Un dibattito che finalmente (e qui sta il merito della provocazione di Baricco) metta al centro l'idea della cultura non solo come produzione artistica e attività specialistica, ma come strumento essenziale della formazione umana, dei diritti culturali come elementi costitutivi della cittadinanza.
Tre sono i pilastri della formazione culturale per tutti: la scuola, la televisione, l'associazionismo di promozione culturale. Ma sono ambiti nei quali il Paese disinveste. Si riducono le risorse destinate alla scuola; si mortifica la potenzialità educativa della televisione inseguendo modelli di bassa qualità; si lascia solo l'associazionismo nel suo sforzo di qualificare i territori, favorire l'accesso diffuso alla cultura, soddisfare il bisogno delle persone di esprimersi, sapere e capire. Non si agevola l'impresa culturale non profit, capace di creare lavoro, sviluppo economico, e al tempo stesso produrre relazioni, libertà di espressione e di creatività.
Bisogna investire nell'allargamento della base partecipativa del sistema cultura, superare l'idea che la spesa in questo settore sia solo un costo, concepirla come investimento nel capitale umano del paese, nella qualità delle relazioni sociali, dei consumi, nell'innovazione e nella sostenibilità del modello di sviluppo. Accettiamo la sfida di Baricco e discutiamo delle scelte da fare: sul versante dell'accesso ai diritti culturali, su quello della creazione artistica, sugli interventi legislativi e sugli investimenti da mettere in campo per promuovere capacità culturali, cittadinanza consapevole, creatività e produzione artistica, libertà di pensiero, circolazione delle idee.
È vero che la cultura costa. Ma quanto costa al Paese l'ignoranza?