Ricoprono un ruolo rilevante in tutte le sfere della società, hanno conquistato in massa le università, sono intraprendenti e preparate. Ma fanno quotidianamente i conti con la discriminazione di genere iscritta nelle leggi, con la violenza dentro e fuori le mura domestiche, con le sfide quotidiane per la sopravvivenza quando restano sole con i loro figli, ripudiate, divorziate o vedove, spesso a causa dell'HIV/AIDS.

A raccontare la condizione delle donne iraniane e le coraggiose battaglie che stanno conducendo nel proprio paese, un evento realizzato oggi da AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, alle Nazioni Unite in occasione dell'annuale Commissione sulla condizione delle donne (CSW), in corso fino al prossimo 13 marzo.

AIDOS è stata la prima organizzazione internazionale di donne a lavorare in Iran, dove ha condotto tra il 2002 e il 2003 un programma di formazione di formatori su "Relazioni di genere e salute riproduttiva" con il Ministero della Salute e il Centro per la partecipazione delle donne iraniani. Dal programma, sponsorizzato da UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, era nata una rete di più di 6000 attiviste/i impegnati su queste tematiche, connessi via internet.

L'incontro, intitolato "Disuguaglianze tra donne e uomini, violenza contro le donne e HIV/AIDS in Iran", ha messo in evidenza come, dopo oltre un secolo di attivismo a favore dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere, le politiche degli ultimi anni hanno portato a un'esasperazione delle disparità tra uomini e donne. Negli ultimi tre decenni, lo Stato ha promosso politiche basate sul concetto di equità, volte a migliorare l'accesso all'istruzione e al lavoro, ma ha trascurato l'uguaglianza di diritti, appellandosi alla differenza biologica tra donne e uomini.

"Le donne iraniane stanno guidando uno dei movimenti per l'uguaglianza di genere più imponenti e dinamici al mondo. Le molteplici attività intraprese da queste attiviste e le sfide che le aspettano testimoniano l'importanza e l'urgenza della lotta per i diritti delle donne in Iran", ha affermato Daniela Colombo, presidente di AIDOS.

Susan Tahmasebi ha fornito una panoramica della campagna One Million Signatures (Un milione di firme) - movimento di base che chiede di cambiare le leggi iraniane discriminatorie nei confronti delle donne - sottolineando gli effetti della discriminazione giuridica sulla vita delle donne e le attività pacifiche di questa campagna. Ha raccontato inoltre come il governo abbia perseguitato e accusato molti degli attivisti della campagna, inclusa Alieh Eghdamdoust, che sta scontando in prigione una pena di 3 anni per aver partecipato a una protesta pacifica contro le leggi discriminatorie.

Le disparità economiche e la mancanza di pari opportunità lavorative colpiscono le donne in maniera sproporzionata, ha aggiunto Khadijeh Moghadam, evidenziando la necessità urgente di programmi di ampio respiro che promuovano l'empowerment economico delle donne e rilevando come i nuclei familiari con a capo una donna, nonostante siano in aumento, patiscano gravi disagi economici e vivano spesso al di sotto della soglia di povertà. In una società dominata da una cultura patriarcale, ma composta per la metà da persone giovani, le discriminazioni giuridiche nei confronti delle donne e la mancanza di iniziativa politica sono, ha aggiunto, i principali ostacoli per l'empowerment delle donne.

Asieh Amini ha spiegato che la discriminazione nei confronti delle donne, prevista dal diritto iraniano, insieme alle condizioni sociali impari, ha come conseguenza le sentenze di lapidazione. Ha riferito i risultati della sua ricerca sui casi di lapidazione di donne negli ultimi anni e ha illustrato il lavoro delle attiviste impegnate per porre fine a questa pratica.

Parvin Bakhtiarnejad ha sottolineato come la violenza contro le donne sia particolarmente intensa nelle province iraniane più rurali e tradizionali e dove, stando ai risultati della sua approfondita ricerca, i delitti d'onore sono in aumento proprio a causa della persistenza di pregiudizi sociali e culturali e discriminazioni economiche e sociali che si scontrano con la spinta verso l'autonomia e lo sviluppo delle donne.

Fatemeh Farhangkhah si è concentrata sui problemi delle donne capofamiglia contagiate o malate di HIV. La maggior parte di loro, spesso molto povere, deve sostenere interamente il carico della vita familiare, poiché in molti casi i loro partner stanno scontando pene per crimini di droga o sono morti a causa dell'AIDS. Schiacciate dal doppio o triplo carico della responsabilità di procurarsi un reddito per sfamare la famiglia, occuparsi dei bambini, a volte anch'essi contagiati da HIV, e prendersi cura di se stesse, sono una fascia della popolazione ancora trascurata da chi prende decisioni politiche.

Shahla Akhtari ha parlato delle sfide per migliorare la cooperazione tra le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni non governative (ONG) iraniane e ha fornito delle raccomandazioni sia per le ONG che per l'ONU. Ha sottolineato l'importanza di questa cooperazione per affrontare una serie di problemi urgenti che colpiscono le donne iraniane, illustrati dettagliatamente dai precedenti interventi, e per porre fine alle disuguaglianze di genere.

Per informazioni:
Daniela Colombo,
Presidente di Aidos, presente a New York alla Commissione sulla condizione delle donne - CSW fino al 13 marzo d.colombo@aidos.it

Ufficio stampa:
Valentina Fanelli
ufficiostampa@aidos.it

AIDOS - Associazione italiana donne per lo sviluppowww.aidos.it  
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