Milano, 27.2.2009 - Ci vogliono mediamente cinque anni per avere una sentenza di primo grado per fatti di pedofilia in Italia e l'imputato nel frattempo resta a piede libero e continua a svolgere regolarmente il proprio lavoro, anche se questo lo porta a operare a stretto contatto con bambini e adolescenti. Per la sentenza definitiva occorrono mediamente nove anni.
Per ottenere un indennizzo, finalizzato al supporto del percorso di recupero del bambino e del suo reinserimento sociale, la vittima deve attendere più di dieci anni.
"Un indebito ritardo - dichiara Giovanni Arena, presidente di Telefono Arcobaleno - un tempo incompatibile con i più elementari principi di civiltà giuridica e inconciliabile con la doverosa affermazione dell'assoluta centralità dei diritti dell'infanzia".
Durante processi interminabili, che quale qualche volta rischiano di divenire anche un vero e proprio calvario per le vittime e le loro famiglie, viene messo in atto un pericoloso percorso di trasformazione del processo per pedofilia in un processo sulla veridicità dei racconti dei bambini.
In molte aule giudiziarie non vi sono le attrezzature per le audizioni protette e troppo spesso non è tenuta in debita considerazione la vulnerabilità delle vittime, che peraltro non ricevono servizi di assistenza appropriati durante tutta la procedura giudiziaria.
Le commissioni parlamentari competenti - che in questi mesi hanno mostrato una particolare sensibilità verso i diritti dell'infanzia - dovrebbero occuparsi con urgenza di questi temi specifici, garantendo interventi immediati e concreti per riaffermare che anche nelle aule giudiziarie e anche per l'ordinamento giudiziario e per tutti gli operatori del diritto, il criterio fondamentale - in un processo equo e imparziale - deve sempre essere il superiore interesse del bambino.
"Chiedo al ministro della giustizia Angelino Alfano di voler istituire un osservatorio presso il suo gabinetto per monitorare in tempo reale l'andamento dei procedimenti penali e dei processi per pedofilia in Italia e per offrire alle associazioni impegnate sul fronte della tutela dell'infanzia un canale diretto di comunicazione e di invio dei dati in tempo reale, conclude Giovanni Arena".
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