Con una lettera inviata ai Governatori delle Regioni, il presidente dell'Arci Paolo Beni e il responsabile immigrazione Filippo Miraglia esprimono la loro forte preoccupazione per le conseguenze che avrà sulla vita delle persone straniere l'approvazione del Ddl 733 sulla sicurezza.
In particolare si soffermano sulle implicazioni negative dell'abolizione del divieto di segnalazione di pazienti senza permesso di soggiorno da parte degli operatori sanitari, il che dissuaderà molti migranti dall'accedere alle strutture di cura.
I due dirigenti dell'Arci - anche in base a quanto annunciato dai governatori di Puglia e Lazio - chiedono quindi a tutti i Presidenti regionali di valutare la possibilità di adottare provvedimenti che garantiscano l'effettiva universalità del diritto alla salute, senza rischi di denuncia per chi non è regolare, agendo sulla base delle competenze che la Costituzione assegna alle Regioni in materia di assistenza sanitaria e sociale.
Di seguito il testo della lettera.
Egregi Presidenti,
l'Arci, che da tempo si occupa dell'integrazione e della difesa dei diritti dei migranti, è fortemente preoccupata dalle conseguenze negative che avrà sulla vita delle persone straniere il Disegno di legge 733 sulla sicurezza in discussione in Parlamento.
Molti sono i punti del provvedimento che ci vedono in disaccordo, perché lesivi del principio dell'universalità dei diritti e dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alle legge.
Qui vogliamo richiamare la Vostra attenzione in particolare sull'articolo che sopprime l'obbligatorietà per il personale medico e paramedico di garantire la privacy anche del cittadino
straniero irregolare.
Il Testo Unico sull'Immigrazione in vigore prevede infatti il rilascio del tesserino Stp (stranieri temporaneamente presenti) e dunque il diritto all'assistenza sanitaria, non solo d'urgenza, a tutti i cittadini e le cittadine presenti sul territorio italiano con l'obbligo per il personale sanitario di non segnalare pazienti che non siano in possesso del permesso di soggiorno. Una prassi che ha rappresentato un modello a livello internazionale in quanto garanzia del diritto alla salute per tutti e che oggi rischia di essere vanificata per le ovvie implicazioni della abolizione di quell'obbligo.
Centinaia di migliaia di migranti, che hanno usufruito del Stp, rischiano oggi di essere costretti a rinunciare al diritto di cura perché in attesa di regolarizzazione.
In base al titolo V° della Costituzione, l'assistenza sanitaria e quella sociale sono competenza delle Regioni. Pensiamo quindi che ci sia una possibilità di ovviare ai danni sulla salute pubblica che scaturirebbero dall'applicazione della previsione di legge cui si faceva cenno.
Vi invitiamo quindi a considerare la possibilità di intervenire con provvedimenti regionali - come già è stato annunciato tra l'altro dai governatori della Puglia e del Lazio - che consentano l'accesso alle strutture pubbliche e ai medici di base che operano nel territorio di ciascuna Regione senza rischi per chi non è ancora regolarizzato.
Contando sulla Vostra sensibilità e collaborazione, vi inviamo cordiali saluti.