Roma, 9 febbraio 2009 - La crisi che scuote il mondo e che minaccia di falcidiare ancora di più i fondi per lo sviluppo, già in calo persistente da alcuni anni, renderà impossibile il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (Mdg) relativi alla salute? E i bisogni di salute riproduttiva delle donne potranno essere soddisfatti? Come verificare il rispetto degli impegni? E quale spazio può avere una leadership italiana nell'impegno internazionale su efficacia degli aiuti e finanza per lo sviluppo?

Sono alcune delle molte domande cui ha cercato di dare delle risposte la conferenza internazionale "La presidenza italiana del G8 e la promozione della salute globale", organizzata da AIDOS (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e CESTAS (Centro di educazione sanitaria e tecnologie appropriate sanitarie) nell'ambito della campagna "Azione per la salute globale".

Aprendo i lavori, la presidente di AIDOS, Daniela Colombo, ha richiamato i dati più significativi: 1 donna al minuto continua a perdere la vita per cause legate alla gravidanza e al parto; 230 milioni di coppie non ha accesso ai contraccettivi moderni; nel 2007, 6.800 persone ogni giorno hanno contratto l'HIV; la malaria uccide 1 bambino ogni 30 secondi; oltre 1 miliardo di persone non ha, o quasi, accesso ai servizi sanitari.

Nei precedenti Summit, i paesi del G8 si sono impegnati a mettere a disposizione 60 miliardi di dollari per la salute globale, che ancora non sono stati erogati. L'Italia si è impegnata per 2,5 miliardi di dollari in 5 anni (2010-2015), per 130 milioni di dollari l'anno (2008-2010) di contributo al Fondo Globale per la lotta a Aids, tubercolosi e malaria (GFATM), per 1,8 miliardi di dollari per la prevenzione e cura dell'Aids in età pediatrica e per 1,5 miliardi di dollari per la prevenzione della trasmissione dell'Hiv da madre a figlio, oltre a partecipare a iniziative per lo sviluppo dei vaccini e per la formazione del personale sanitario, con particolare riferimento alla salute riproduttiva per la prevenzione della mortalità materna.

Daniela Colombo ha dunque richiamato l'attenzione sulle scelte politiche dell'Italia, sottolineando tra l'altro come le maggiori difficoltà di accesso alle strutture sanitarie da parte degli immigrati non potranno che portare non solo a un maggior numero di parti non assistiti, e quindi a un aumento della mortalità materna, ma anche a un generale peggioramento delle condizioni sanitarie del nostro paese.

La prima sessione, coordinata da Luca De Fraia della Coalizione italiana contro la povertà (GCap) ha guardato alla salute globale nel contesto dell'attuale crisi finanziaria: non necessariamente la diminuzione degli stanziamenti per l'aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) significa diminuzione dei fondi per la salute - ha rilevato, illustrando dati molto significativi, David Evans (Organizzazione mondiale della sanità) -, anzi le cose possono addirittura migliorare se i governi decidono di fronteggiare la crisi rafforzando la protezione sociale della popolazione. La scelta politica diventa dunque determinante: pur avendo tagliato i fondi per la cooperazione allo sviluppo dai 732 milioni di euro del 2008 ai 321 del 2009 (-56%), l'Italia potrebbe concentrarli nella salute globale, assumendo in questo settore un ruolo di leadership.

In questo senso va l'esperienza del Mozambico, illustrata dalla viceministra della sanità Aida Libombo: il suo governo ha deciso che lo sviluppo va finanziato anche con le risorse nazionali e che va perseguita in modo sistematico la collaborazione con tutti i soggetti che possono dare un contributo; tra i risultati finora ottenuti va annoverato un significativo calo (oltre la metà) della mortalità materna.

Di collaborazione ha parlato anche Elaine Ireland, illustrando l'iniziativa International Health Partnership, che proprio in Mozambico, oltre che in Etiopia, sta realizzando esperienze pilota per passare dalle dichiarazioni all'azione.

Con Luca Basile dell'Associazione Ong italiane si è entrati nel concreto delle iniziative finanziarie: Marcello Fondi (Ministero degli Esteri-DGCS, coordinatore attività previste in sede G8 in materia di sviluppo) ha rivendicato un'innovazione significativa nell'approccio italiano, per il resto in continuità con il Summit G8 di Toyako del 2008: la salute va messa al centro di tutte le politiche di sviluppo, con la massima attenzione al tema dell'accountability da parte proprio dei paesi donatori, di cui va verificato il rispetto degli impegni. Al Gruppo di esperti salute è stato affidato il compito di presentare al Summit della Maddalena una metodologia per monitorare la corrispondenza tra impegni presi e risorse effettivamente erogate, e un Rapporto sullo stato attuale dei finanziamenti destinati alla salute all'interno della cooperazione allo sviluppo da parte dei paesi G8. L'Italia - ha continuato - punta sull'accesso universale alla salute primaria, che va bilanciato con l'impegno per raggiungere gli Obiettivi del Millennio per la salute, in particolare quello relativo alla salute materna, utilizzando al meglio anche i nuovi meccanismi di finanziamento, quali le tasse ad hoc, e il partenariato tra pubblico e privato, per generare risorse aggiuntive e contenere i tagli delle risorse istituzionali.

La verifica del rispetto degli impegni è stato infine il tema dell'ultima sessione, con il contributo di Masaki Inaba, della GCap giapponese, che ha riassunto gli impegni di Toyako sul cui rispetto le società civili devono vigilare, e di Guglielmo Riva (MAE-DGCS) che ha sottolineato come vada misurata non solo l'entità dei flussi finanziari, ma anche il livello di armonizzazione e i risultati effettivamente raggiunti.

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