Sono 140 milioni i volontari a tempo pieno che con un contributo di 302 miliardi di euro all'economia mondiale popolano il cosiddetto Mondo del No profit. I dati giungono da un recente studio della Johns Hopkins University, negli Usa e sono stati resi noti dal Corriere della Sera.
In Europa il non profit è una realtà che comprende ormai 2 milioni di imprese, costituendo il 6% dei posti di lavoro. La mancanza di regole precise che lo governino hanno determinato la stesura del «Rapporto sull' economia sociale», approvato dall'Europarlamento in cui si chiedono appunto leggi precise oltre all'istituzione di un registro statistico.
La discussione è rimandata a Marzo. Le cifre riportate danno un'idea di che cosa stia accadendo: secondo l'Istat, in Italia dal 1995 al 2003, il volontariato è cresciuto del 152. E per ogni organizzazione che ha cessato la sua attività, ne sono nate in media altre 10. «Terzo settore», «terzo sistema», «economia solidale»: è tutto un alternarsi di etichette. Ma forse la definizione più calzante è proprio quella di «economia sociale» definita dall'eurodeputata Patrizia Toia, come "imprese che affermano il primato dell'individuo e degli obiettivi sociali rispetto al capitale".
Dentro, ci stanno un po' tutti: il volontariato «puro» (chi vi lavora non riceve compensi), le cooperative sociali; le Ong (organizzazioni non governative), le associazioni di promozione sociale e così via.
"E' questo il problema - afferma Marco Griffini, Presidente dell'Associazione Amici dei Bambini - Il rapporto evidenzia ancora una volta la confusione legata al Mondo del Non Profit. Ci vuole regolamentazione altrimenti realtà diverse finiranno per soggiacere a medesime regole non esaustive. Se il volontariato puro sta aumentando - aggiunge Griffini- occorre che venga finalmente istituito il Quarto Settore che lo disciplini, lo regolamenti e lo distingui dal Terzo Settore che produce invece beni e servizi ad alto valore sociale, ma pur sempre di mercato. Cosa crea il IV settore? Beni relazionali ovviamente, sempre più importanti in un momento di bisogno sociale conclamato.
Certo, l'esito forse più soddisfacente sarebbe quello di unire la professionalità e le dimensioni del terzo settore sopra delineato con lo spirito e il rigore morale del quarto, allo stesso modo di come, nelle imprese profit di successo, proprietà e management sono riuscite a crescere insieme. Ma per raggiungere questo scopo dobbiamo iniziare a ragionare sui processi in atto per capirne le ragioni di fondo e potere arrivare a governarli, e non più a subirli, il prima possibile" conclude il Presidente.

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