MSF è sconcertata per la scelta del Senato di ignorare il grido di allarme lanciato da medici, infermieri e ostetriche e continuerà la sua battaglia affinché il provvedimento venga bocciato dalla Camera
(Roma, 5 febbraio 2009) - Medici Senza Frontiere (MSF), esprime profonda preoccupazione e allarme per le conseguenze dell'approvazione dell'emendamento 39.306 presentato in sede di esame del DDL 733 che ha avuto luogo oggi nell'Assemblea del Senato.
Il suddetto comma 5 prevedeva che "l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano".
L'ambiguità conseguente a tale abrogazione e, di conseguenza, il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria creerà nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche, una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa "marginalizzazione sanitaria" di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio.
"Siamo sconcertati per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile", dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. "Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione".
MSF, promotrice insieme a SIMM, ASGI e OISG della campagna "Siamo medici e infermieri - Non siamo spie", si appella ora alla Camera dei Deputati perché riveda la posizione assunta dal Senato sul comma 5.
MSF lavora in Italia dal 2003 per fornire accesso alle cure e assistenza medica agli immigrati. In collaborazione con le ASL locali ha gestito 35 ambulatori per stranieri irregolari e ha curato 18mila pazienti.
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