Roma, 2 febbraio 2009 - Fermare l'iter del disegno di legge sulla sicurezza che domani tornerà in Senato per la discussione in Aula. E' quanto chiedono le Acli, la Comunità di S.Egidio, la Fondazione Centro Astalli e la Comunità Papa Giovanni XXIII in una conferenza stampa svoltasi nel primo pomeriggio a Roma volta a proporre sostanziali miglioramenti agli articoli che riguardano alcuni aspetti fondamentali della vita degli immigrati.
Molti i punti contestati dalle associazioni, secondo cui il testo del governo - rendendo più difficile la vita degli stranieri che risiedono regolarmente in Italia - otterrebbe proprio in termini di sicurezza gli effetti contrari a quelli dichiarati.
Il disegno di legge limita infatti gravemente i diritti della famiglia, prevedendo l'incapacità al matrimonio con effetti civili per lo straniero privo del permesso di soggiorno. «Quando la possibilità di vivere legalmente in famiglie - affermano le associazioni - assicura non solo stabilità e serenità a uomini, donne e minori, ma evita loro percorsi di marginalità garantendo alla nostra società una maggiore sicurezza».
Il disegno di legge introduce il reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio dello Stato. «Se confermato - spiegano Acli, S. Egidio, Centro Astalli e Papa Giovanni XXIII - il cosiddetto reato di clandestinità costringerebbe lo Stato a celebrare con inutile spesa decine di migliaia di processi che si concluderanno, in caso di condanna, con la comminazione di una sostanziosa pena pecuniaria di fatto inesigibile a carico di indigenti, o comunque di non abbienti». «Già l'esperienza di altri paesi europei - aggiungono - ha dimostrato che l'adozione di legislazioni penalizzanti nei riguardi dell'immigrazione più disperata non solo non aiuta a contrastare e governare il fenomeno della irregolarità ma rende addirittura più inefficace la risposta dello Stato, colpendo le vittime invece che i loro approfittatori».
Anche l'estensione a 18 mesi del tempo di detenzione dei migranti irregolari nei centri di identificazione per l'espulsione finirebbe per assorbire «ingenti risorse che meriterebbero più positiva destinazione». Così la norma che prevede il divieto - per italiani e stranieri - di iscrizione anagrafica in mancanza della disponibilità di un alloggio dotato di idonea certificazione dei requisiti igienico-sanitari, se approvata «lascerebbe senza residenza, dunque non rintracciabili e meno tutelate, un'ampia porzione della popolazione pur legalmente presente sul territorio».
Infine, il disegno di legge prevede l'onere di esibizione del titolo di soggiorno per la presentazione di istanze o l'ottenimento di autorizzazioni od atti riguardanti lo stato civile delle persone; nonché per l'accesso ai servizi pubblici. «Questa norma - concludono le associazioni - renderebbe inaccessibili agli stranieri irregolarmente soggiornanti servizi pubblici anche essenziali, mettendone in alcuni casi a rischio la sicurezza della vita e della salute, senza alcun giovamento ed anzi con maggiore danno per la pubblica sicurezza. Verrebbe inoltre pregiudicato il compimento di atti di stato civile fondamentali, primi fra tutti la richiesta delle pubblicazioni per il matrimonio e la stessa formazione degli atti di nascita dei minori stranieri, con grave pregiudizio per la certezza dei rapporti familiari e di stato civile, pregiudicando l'esercizio dei diritti e dei doveri nascenti dalla relazione di coppia e dal legame di procreazione».