Gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel Tavolo Asilo si sono rivolti venerdì scorso al ministro dell'Interno Roberto Maroni affinché vengano immediatamente sospese le nuove misure restrittive applicate a migranti e rifugiati arrivati via mare a Lampedusa.
Il ministro Maroni ha disposto, nei giorni scorsi, il blocco dei trasferimenti delle persone giunte a Lampedusa verso centri di accoglienza sul territorio nazionale. E' stato inoltre deciso l'invio sull'isola di due Commissioni che stanno da alcuni giorni esaminando le domande di asilo. Nel frattempo migranti e richiedenti asilo restano nel centro, che risulta sovraffollato, con evidenti conseguenze per le condizioni igienico - sanitarie e rischi per le persone vulnerabili, tra cui le donne, i bambini e i minori non accompagnati. Questi ultimi, peraltro, dovrebbero essere trasferiti in centri per minori.
Al 21 gennaio 2009 erano presenti oltre 1800 persone, a fronte di una capienza massima di 804 posti. Le organizzazioni del Tavolo Asilo auspicano quindi un intervento urgente per lenire immediatamente, e risolvere in tempi brevi, questa situazione umanitaria allarmante.
A Lampedusa non può essere condotta una procedura d'asilo conforme alla normativa nazionale ed europea. Sull'isola, infatti, non c'è né un tribunale per ricevere un ricorso contro una decisione negativa delle Commissioni, né uno studio legale in grado di prestare assistenza. Questo significa che ai richiedenti asilo viene di fatto negato un diritto sancito nella Direttiva dell'Unione europea sulla Procedura d'asilo nonché nella normativa italiana di attuazione (D.Lgs. 25/08).
Questa situazione di mancato accesso alla giurisdizione riguarda anche i migranti, che rischiano di essere espulsi a seguito di procedure rapide e sommarie e senza alcuna possibilità di rivolgersi a un giudice per una valutazione della loro situazione, in violazione dei principi costituzionali nonché della Convenzione europea dei diritti umani.
Infine, non si può dimenticare - sottolineano le organizzazioni del Tavolo Asilo - che le persone che giungono a Lampedusa spesso hanno subito un grave trauma durante il viaggio, per esempio assistere alla morte di propri familiari o di compagni e amici durante la traversata. Nella situazione attuale queste persone si ritrovano, subito dopo essere state soccorse dalla guardia costiera e dalle altre autorità competenti, ad affrontare procedure amministrative, tra cui la stessa procedura di asilo, il cui esito determina il loro futuro e la loro sicurezza personale. Queste prassi si pongono in profondo contrasto con gli standard internazionali sui diritti umani e con lo stesso carattere umanitario del diritto d'asilo.
Allarmate e rattristate da questa situazione, le organizzazioni del Tavolo Asilo hanno chiesto un incontro con il Ministro, nella speranza di un ripensamento da parte del Governo.
Ulteriori informazioni
Il Centro di Lampedusa è da anni un "CSPA" - Centro di Soccorso e di Prima Assistenza, e non un Centro di Identificazione ed espulsione (CIE, ex CPTA) né un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). La normativa in vigore non permette di valutare richieste d'asilo di persone trattenute nei CSPA, né di disporne l'espulsione dal CSPA stesso. La legge prevede invece l'obbligo di trasferire i richiedenti asilo in centri ove venga garantito l'accesso all'orientamento e all'assistenza legale. Il trattenimento nel CSPA implica una privazione della libertà personale e non è sottoposto al controllo del giudice: diventa quindi particolarmente allarmante se prolungato, come sta avvenendo, oltre le 48 ore.
Firmatari:
Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali-Focus, Centro Astalli, Cir, Comunità di S. Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere, Movimento migranti e rifugiati di Caserta, Save the Children, Senzaconfine.
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