In questi giorni code di genitori affollano gli orari di ricevimento delle scuole, ma di informazioni precise neanche l'ombra. Le incertezze applicative, unite allo slittamento di un mese della definizione degli organici, fanno concretamente pensare che il prossimo anno scolastico si aprirà nel caos e che la situazione non potrà normalizzarsi prima di ottobre.
Alle prese con i nuovi regolamenti, le scuole elementari e medie stanno studiando i possibili scenari applicativi e dichiarano di non essere in grado di spiegare ai genitori la nuova scuola come sarà. Sabato aperto o settimana corta, orario antimeridiano o pomeriggi, per non parlare del numero di ore/insegnanti per classe: ecco alcuni dei quesiti più assillanti, per ora senza adeguata risposta. Subito a ruota la problematica di come organizzare mensa e trasporti, con le classi prime funzionanti con il nuovo ordinamento e le altre a vecchio regime.
Il rischio concreto è che le nebbie inizino a diradarsi in marzo, a iscrizioni ormai chiuse, e che solo allora i genitori vengano a sapere quale tipo di scuola toccherà al proprio figlio.
Quando il Ministero, immessi i dati delle iscrizioni e tirate le fila degli organici, spiegherà cosa intende esattamente in alcuni passaggi presenti nel regolamento. Allora le scuole sapranno con certezza il numero di insegnanti assegnati e faranno sapere cosa ritengono di poter offrire alle famiglie. Ma ormai per scegliere sarà troppo tardi.
Da non sottovalutare neppure gli effetti dello slittamento di un mese delle iscrizioni. Non a caso alcuni anni fa è stato posto il 25 gennaio come data limite e da allora le lezioni iniziano regolarmente con tutti gli insegnanti in classe, salvo rare eccezioni.
Ritardare di un mese le iscrizioni significa condannare tantissimi alunni a cambiare gli insegnanti durante il primo mese di scuola e questo certo non è proficuo per nessuno.
Appare necessario che il Ministero emani subito una circolare applicativa con direttive certe per le scuole, oppure che il Ministro compia l'atto coraggioso di rinviare di un anno anche la riforma del primo ciclo di istruzione, così come è stato per la scuola superiore, per dare il tempo di studiare nei dettagli la portata della riforma e applicarla senza ricadute negative per le famiglie e soprattutto per i bambini.
Rita Manzani Di Goro
Presidente A.Ge. Toscana
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