La vita dei bambini di Gaza - di cui 320.000 hanno meno di 5 anni, compresi 40.000 che non hanno ancora 6 mesi di vita - continua ad essere in pericolo, non solo per le violenze che perdurano da ormai due settimane, ma anche a causa del conseguente peggioramento delle condizioni di vita e la difficoltà di accesso ai servizi di base.
Questo l'allarme lanciato ieri da Save the Children, i cui operatori continuano a lavorare nella striscia di Gaza e hanno raggiunto circa 15.000 persone, di cui 7.300 bambini. 
Il più importante ospedale pediatrico di Gaza ha dichiarato che i genitori non sono in grado di portare i loro figli in ospedale. Solo 34 dei 56 ambulatori pediatrici presenti sul territorio sono aperti e, in più, in essi si è rilevata una riduzione delle visite del 90%.
Inoltre, i medici e lo staff di Save the Children, sottolineano che molte donne stanno partorendo a casa, assistite dai parenti,  perché non riescono a raggiungere le strutture sanitarie.
"Il rischio di morte per i bambini nel loro primo mese di vita è molto alto e diventa ancora più elevato nel momento in cui essi non possono ricevere assistenza sanitaria perché la guerra impedisce l'accesso ai servizi di base. Un intervento medico qualificato durante la nascita spesso fa la differenza tra la vita e la morte sia per una madre che per il suo bambino", ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Ricerche condotte dall'Organizzazione in tutto il mondo dimostrano che la maggior parte delle morti neonatali potrebbero essere evitate con un'adeguate assistenza medica professionale sia nella fase prenatale che durante il parto, in modo da agire tempestivamente su eventuali complicazioni, soprattutto nelle prime ore di vita, che sono le più critiche.
 "Dalla nostra pluriennale esperienza, abbiamo imparato che a volte bastano misure semplici per salvare la vita di un bambino, come ad esempio tenere al caldo i neonati e assicurare ai più piccoli trattamenti per diarrea e polmonite. Sono proprio i bambini più piccoli a Gaza ad essere più in pericolo, perché non possono ricevere quell'attenzione e quelle cure essenziali di cui hanno bisogno."
Già prima dell'esplosione delle violenze, 50.000 bambini a Gaza erano malnutriti; 2 su 3 soffrivano di carenza di vitamina A e quasi la metà dei bambini sotto i 2 anni di anemia. L'indisponibilità o scarsità di cibo, acqua potabile e medicinali non fa che rendere più grave la minaccia al loro benessere e salute.
Save the Children chiede con forza che si arrivi a una soluzione pacifica del conflitto che sta minacciando gravemente la vita dei bambini di Gaza e di quelli israeliani, nelle aree soggette agli attacchi. L'organizzazione chiede a entrambe le parti di cessare le ostilità: ad Israele gli attacchi dal cielo e da terra da parte di Israele e il lancio di missili da Gaza. Save the Children chiede inoltre che siano assicurati varchi per gli aiuti umanitari, affinché le agenzie umanitarie possano provvedere in modo più adeguato al soccorso e alle necessità dei bambini e delle famiglie, in questo momento bisognose di aiuti essenziali e vitali.
L'organizzazione internazionale indipendente per la tutela e difesa dell'infanzia, che opera in Medio Oriente dal 1953 con uno dei più ampi programmi di aiuti e progetti nell'area, ha attivato una RACCOLTA FONDI a sostegno delle attività di aiuto e soccorso. Per donazioni è possibile collegarsi al sito www.savethechildren.it o telefonare al numero verde 800 900 063.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06 48070071-23
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it

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