Nel terzo giorno dell'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, che ha già provocato oltre 300 morti, Amnesty International ha dichiarato che i civili palestinesi rischiano ancora di essere feriti e uccisi dagli attacchi aerei, mentre si acuisce la mancanza di cibo, medicine, elettricità, acqua e altri generi di prima necessità.
"Il drammatico computo dei morti rischia di aumentare a causa della mancanza di cure mediche adeguate per le centinaia di persone rimaste ferite. Il settore sanitario di Gaza era già a corto, in tempi normali, di attrezzature, medicine e professionisti e la situazione è peggiorata a causa del blocco israeliano a tal punto che non è possibile occuparsi di un così grande numero di feriti" - ha affermato Amnesty International.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani, Israele deve permettere l'accesso dei feriti agli ospedali israeliani e a quelli palestinesi di Gerusalemme Est e del resto della Cisgiordania. L'Egitto, a sua volta, deve mettere a disposizione i propri ospedali per tutti coloro che non possono essere curati a Gaza e assicurare che le guardie di confine non ricorrano all'uso eccessivo della forza contro chi fugge dai bombardamenti. Hamas deve garantire che le proprie forze di sicurezza e milizie non impediscano od ostacolino in alcun modo il passaggio dei feriti e dei degenti che cercheranno di lasciare Gaza.
Nonostante le assicurazioni d'Israele che gli aiuti umanitari possono entrare a Gaza, la realtà è che ciò che è arrivato negli ultimi mesi è solo una parte del necessario.
"È profondamente inaccettabile che Israele continui di proposito a privare un milione e mezzo di persone del cibo e di altri prodotti di prima necessità. Questa politica non può essere giustificata da motivi di sicurezza o di altro genere e deve cessare immediatamente" - ha sostenuto Amnesty International. "Israele deve consentire agli operatori delle agenzie internazionali umanitarie e per i diritti umani di entrare immediatamente e in condizioni di sicurezza a Gaza".
Amnesty International ha reiterato la propria richiesta di una fine immediata degli attacchi illegali e sconsiderati d'Israele contro le aree residenziali e densamente popolate di Gaza, attacchi che dal 27 dicembre hanno causato oltre 300 morti, decine dei quali erano civili non armati e di poliziotti che non stavano prendendo parte alle ostilità, e alcune centinaia di feriti.
Amnesty International ha chiesto ancora una volta ad Hamas e agli altri gruppi armati palestinesi di smetterla coi lanci indiscriminati di razzi contro le città e i villaggi del sud d'Israele, che negli ultimi tre giorni hanno provocato due morti e diversi feriti tra la popolazione civile israeliana.
A seguito della diffusione di notizie secondo le quali un imprecisato numero di prigionieri, compresi membri di al Fatah, sarebbe rimasto ucciso o ferito nel corso dei bombardamenti israeliani contro strutture di sicurezza e detentive, Amnesty International ha sollecitato Israele a non prendere di mira le prigioni e Hamas a fornire informazioni sulla sorte dei detenuti e consentire le visite dei familiari appena possibile.
Tra gli obiettivi colpiti da Israele figurano abitazioni private e altri edifici, tra cui un'università. Alimentando l'atmosfera di paura nella popolazione civile, le forze israeliane stanno inviando messaggi telefonici a una serie di utenze palestinesi, avvisando di lasciare le abitazioni in vista di imminenti bombardamenti. Questa pratica, usata ampiamente in Libano nel 2006 e in precedenza nella stessa Gaza, sta seminando il panico tra la popolazione, anche se nella maggior parte dei casi gli edifici in questione non vengono colpiti. Piuttosto che costituire l'efficace preavviso di un'azione militare, questo comportamento rappresenta dunque una violazione del diritto internazionale e deve cessare immediatamente.
La comunità internazionale, specialmente i membri del Quartetto (Nazioni Unite, Unione europea, Russia e Stati Uniti d'America) e i paesi membri della Lega araba, devono andar oltre la retorica ed esercitare pressioni concrete su entrambe le parti in conflitto per porre fine alle violazioni del diritto internazionale in corso. Le Alte parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra dovrebbero a loro volta prendere in considerazione la convocazione di una riunione d'emergenza per affrontare la situazione.
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