Boduin Ntamenya, 52 anni, originario di Goma (Nord Kivu, Repubblica Democaratica del Congo) è stato ucciso ieri mattina, lunedì 15 dicembre 2008, mentre stava svolgendo il suo lavoro in zona di guerra, nel territorio di Rutshuru.
Boduin lavorava per l'Ong italiana Avsi da quasi due anni e si occupava di educazione in emergenza. Faceva parte di una equipe di formatori che appoggia e sostiene gli insegnanti e gli studenti che lavorano e studiano in zone di conflitto. Lunedì mattina Boduin è partito alla volta di Rutshuru con Ciza Deo Gratias, 57 anni, autista di AVSI fin dal 2003. Entrambi conoscevano bene il territorio in cui si stavano inoltrando, perché da anni, con coraggio, generosità e passione, lavoravano per dare speranza al loro Paese e ai loro fratelli, accettando di addentrarsi tra le colline e le foreste del Congo in zone dove la guerriglia è all'ordine del giorno.
Lo scopo della missione era di censire esattamente le scuole che avevano aperto i battenti dopo gli ultimi scontri tra le truppe governative e i ribelli. In accordo con Unicef, Avsi vuole infatti proporre corsi pomeridiani alle decine di migliaia di bambini che, a causa del conflitto, hanno perso oltre tre mesi di scuola. Secondo una prima ed approssimativa ricostruzione dei fatti, a pochi chilometri dalla meta l'automobile di AVSI è stata attaccata da quattro banditi armati che hanno aperto il fuoco sulla cabina del fuoristrada.
Deo Gratias è stato colpito ad una mano e al ventre. Nonostante le ferite, ha continuato a guidare per oltre un chilometro fino a che la jeep, danneggiata al motore, si è spenta. In questo modo è riuscito a portarsi fuori dal raggio di tiro dei banditi. Operato d'urgenza dallo staff di Medici Senza Frontiere di Rutshuru, sta ora combattendo per la vita. Boduin, colpito in pieno dalla raffica, è morto prima di raggiungere l'ospedale del villaggio. I caschi blu che operano in zona, insieme alle principali agenzie Onu e ad Avsi, stanno oggi cercando di far luce sull'esatta dinamica degli avvenimenti.
In zona di guerra, molto spesso la giustizia è sommaria. Se dei banditi come quelli che hanno aperto il fuoco sull'auto di AVSI vengono catturati, può accadere che vengano lapidati in piazza dalla folla inferocita o fucilati dalle truppe che controllano in quel momento il territorio. Anni di conflitto e di totale assenza di leggi, conducono sulla pericolosa strada della violenza che genera solo altra violenza.
Nonostante il dolore, la rabbia e la disperazione per questo brutale assassinio, l'equipe di AVSI chiede giustizia e non violenza. Perché la vita stessa del nostro collega, ogni sua scelta caparbia e il suo instancabile impegno, sono la testimonianza chiara dei principi che Boduin non ha mai sbandierato con lunghi discorsi, ma ha dimostrato sul campo fino al suo ultimo respiro.
Noi siamo certi che se Boduin fosse oggi con noi, chiederebbe giustizia e non violenza. Perché ne era convinto. Era convinto che la guerra fosse la negazione della giustizia e il trionfo della violenza. Come insegnava nelle sue formazioni, la violenza porta solo violenza. E per sconfiggere la violenza abbiamo una sola arma efficace a nostra disposizione: il perdono. Un'arma difficile da maneggiare. Un'arma che a prima vista sembra spuntata. Un'arma che pare aumentare l'ira e lo sconforto invece di placarli. Ma l'alternativa è la vendetta, che brucia ogni speranza di pace.
Boduin è stato ucciso mentre cercava di migliorare le condizioni scolastiche di migliaia di bambini che vivono in guerra. E' stato ucciso mentre cercava di costruire la pace. AVSI continuerà il suo lavoro. E potrà farlo solo affrontando le difficoltà e le paure del saper perdonare. Cercando pace e giustiza, rifuggendo violenza e vendetta.
Boduin lascia 6 figli e la moglie Abisi Verdiane. Sono parte di noi e della nostra storia. Li aiuteremo in ogni modo, così che i ragazzi possano continuare i loro studi. Per questo abbiamo istituito un fondo.
Chi volesse contribuire può farlo con una donazione, visitando la sezione del nostro sito "come aiutarci".
Le principali attività di AVSI nella Repubblica Democratica del Congo:
AVSI è presente nella RDC dal 2002, in seguito all'eruzione del vulcano Nyragongo che spazzò via buona parte della città di Goma. Da allora si è impegnata sul fronte dell'emergenza (assistenza a profughi di guerra), dell'educazione e della sicurezza alimentare nelle regioni del Nord e del Sud Kivu, territori che più d'altri hanno sofferto a causa della guerra.
Dal 2002 ad oggi, AVSI ha assistito più di 500.000 famiglie. Lo staff di AVSI nel Paese conta 8 espatriati italiani, Edoardo Tagliani, responsabile, e circa 200 persone locali.
SICUREZZA ALIMENTARE - ASSISTENZA AI RIFUGIATI - EDUCAZIONE
Dal 2003, AVSI comincia un'intensa e costante collaborazione con UNICEF, ECHO, WFP, FAO e OCHA per assistere le famiglie costrette a scappare dalle proprie case a causa di scontri tra le milizie.
Da un lato l'emergenza pura, con la distribuzione di generi di prima necessità, come viveri, a chi si ritrova da solo a centinaia di chilometri da casa senza nulla a parte il vestito che indossa. Dall'altro l'appoggio alla reinstallazione di chi, dopo essere fuggito, cerca di tornare al suo villaggio natale, trovandolo il più delle volte bruciato o distrutto. In questo caso AVSI facilita il processo di reinsediamento con progetti agricoli in grado di rilanciare la produzione sul territorio e combattere la forte denutrizione infantile, ma anche attività di sostegno al sistema scolastico nazionale, ricostruendo le aule distrutte e distribuendo tutto il materiale didattico necessario agli insegnanti e alunni e organizzando corsi di formazione per gli stessi insegnanti.
SOSTEGNO A DISTANZA
AVSI RDC sostiene circa 1.400 bambini in tutto il Paese, in collaborazione con diverse organizzazioni non governative e associazioni locali Il sostegno aiuta bambini di famiglie congolesi estremamente povere pagando loro le rette scolastiche, il materiale necessario, come libri, uniformi e quaderni, e la formazione degli insegnanti ed educatori. In più assicura l'assistenza medica, le medicine e cibo per i bambini e le loro famiglie.