5 Dicembre 2008. Giuseppe De Rita, in margine alla presentazione del Rapporto Censis, rispondendo alla domanda di Marco Crescenzi (Leader2Leader), dichiara:
"Ho l'impressione che il Terzo Settore sia diventato autorefenziale e abbia distrutto il volontariato"
Nell'ambito delle interviste concesse in coda alla presentazione del 42° Rapporto Censis Venerdì 5 dicembre 2008, abbiamo chiesto a Giuseppe De Rita: "Nella Sua percezione, il Terzo Settore e le sue organizzazioni sono tra le "minoranze vitali" su cui il paese può contare per quella mutazione necessaria che Lei ha delineato nel Rapporto?"
La risposta, data anche in presenza dei colleghi di altre testate ed agenzie tra cui ANSA, è stata pensierosa ma chiara:
"Il Terzo Settore è diventato autoreferenziale e pensa di poter risolvere ed occuparsi di tutto, da solo. Vedo molti volontari sessantenni ma pochi giovani, ho l'impressione che si sia distrutto il volontariato, anche per l'enfasi posta sulla cooperazione e l'impresa sociale".
Nel 41° Rapporto dell'anno scorso, il terzo settore era visto come una di quelle "minoranze vitali" che all'interno di una società "divenuta mucillagine" potevano essere trainanti per lo sviluppo. Lascia pensare un giudizio così pesante e preciso, dato da uno dei principali testimoni della realtà italiana.
Se, come afferma il rapporto "Il vero problema italiano è la mancanza di reattività del corpo sociale, che non agisce più come vero corpo sociale, e non è in grado di aggregarsi su interessi comuni, nei quartieri, e di trovare motivazione ed energia per uno sforzo collettivo, come è stato per altre grandi crisi"... più che mai servirebbe un terzo settore in grado di creare tessuto sociale. "Stato e mercato" continua De Rita, "cederanno il posto ad oligrachie - intese in termini di big player - in grado di fare interventi sistemici, come ad es. Banca Intesa con Alitalia. Un sistema multiplayer in grado di entrare nei processi e di risolverli come contro parte attiva, tra stato e mercato, in forme spesso ibride".
"Le tendenze in atto impongono alle organizzazioni di terzo settore di strutturarsi senza indugio come player significativi che traggono forza dal loro rapporto stretto con i problemi, i territori, le persone, capaci di advocacy e di azioni di sistema", dichiara Marco Crescenzi (Coordinatore di Leader2Leader) "se vogliamo essere vicini "agli ultimi", dobbiamo essere altrettanto vicini "ai primi", quei big player senza la cui allenza non è possibile alcun cambiamento di sistema. Concentrarci meno sullo Stato e metterci maggiormente in gioco in uno scenario multiattore, meno sui nostri problemi interni e più sulle comunità e sull'incontro. Dobbiamo ristabilire rapporti di autorevolezza e fiducia, riuscire ad essere ascoltati ed incidere in tutte le sedi. Ritengo - conclude Crescenzi - che la nostra azione dovrà ruotare molto di più intorno ad alcune parole chiave: Futuro, Giovani, Comunità, Leadership Responsabile. Altrimenti forse sopravviveremo nella realtà, ma dissolveremo nella percezione delle persone e degli opinion makers"
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