La quasi totalità di figli accolti con l'adozione internazionale (95%) ammette di sentirsi integrato nella cultura del paese di accoglienza, in una sola parola si sentono italiani. E' questo uno dei risultati più significativi della ricerca Eurisko, commissionata dall'associazione CIAI, con cui si è voluto indagare una delle tappe meno esplorate della vicenda adottiva: l'età adulta.
La ricerca di informazioni sulla famiglia biologica, il rapporto con il paese di origine e la definizione della propria identità etnica, l'assunzione del ruolo genitoriale con il compito di spiegare l'adozione al proprio figlio: sono questi alcuni dei temi approfonditi nella ricerca.
Ne emerge che il 78% dichiara di avere "somiglianze" ai genitori adottivi, in particolar modo per le affinità caratteriali (65%), ma anche per le idee e valori (51%) trasmessi dalla famiglia ai figli. Sono interessanti anche i dati sulla "ricerca delle origini" del figlio adottivo.
Nella costruzione dell'identità trova spazio il desiderio di conoscere le proprie origini: partendo da un viaggio interiore in cui nasce il desiderio e la voglia di scoprire qualcosa in più del proprio passato, di ricevere risposte sulla propria storia di abbandono, si arriva a realizzare il viaggio vero e proprio nel paese di nascita. Dai risultati delle ricerca risulta che appena il 13% ha rapporti con persone del paese di origine e solo il 22% vi è tornato almeno una volta per scoprire le proprie "radici".
E' positivo il quadro sull'inserimento dei figli adottivi a scuola, considerata spesso una "bestia nera" dalle famiglie. Il 99% dei figli ha frequentato la scuola superiore, mentre il 46% ha continuato gli studi all'Università.