Il mondo riconosce oggi, almento formalmente, che l'infanzia non è solo una fase intermedia tra la nascita e la vita adulta: si tratta di anni fondamentali, in cui ciascuno costruisce la propria identità nel mondo, e per questo devono essere anni "protetti". La Convenzione sui diritti dell'infanzia, adottata nel 1989, ha stabilito una nuova definizione di infanzia incentrata sui diritti umani. Nella Convenzione si auspicano significativi progressi nel garantire il diritto dei bambini alla sopravvivenza, alla salute e all'istruzione, grazie alla fornitura di beni fondamentali e alla prestazione di servizi essenziali. Ma sono molte le regioni del mondo dove questi diritti fondamentali rimangono inapplicati. "Milioni di bambini vivono in famiglie e comunità dilaniate dai conflitti armati" denuncia l'UNICEF, mentre in Africa sono ormai oltre 12 milioni i bambini resi orfani dall'AIDS. Queste emergenze, unite alla povertà, strappano i bambini al loro diritto di vivere l'infanzia per gettarli con troppo anticipo nell'età adulta, in un mondo privo di affetti, di protezioni, di istruzione, di occasioni di gioco e di riposo, un mondo fatto di sfruttamento lavorativo, di violenza, di mancanza di prospettive. Il dramma dell'infanzia dimenticata è particolarmente grave nell'Africa Subsahariana. Un killer silenzioso e micidiale uccide da solo tremila bambini africani ogni giorno: è la malaria, una malattia debellata da decenni nel mondo ricco e che anche in Africa si potrebbe arginare in breve tempo, se solo vi fosse un più deciso impegno internazionale ad investire risorse nella prevenzione. Migliaia di bambini africani vengono strappati ogni anno alle loro famiglie per diventare soldati o schiavi al servizio dei tanti signori della guerra. Nelle strade delle grandi città vivono poi decine milioni di bambini abbandonati da tutti ed emarginati dalla società, proprio come i venti giovani interpreti dello spettacolo "Pinocchio Nero" arrivati da Nairobi. Ma in questo scenario così preoccupante, proprio la bellissima storia del progetto "Pinocchio Nero" sta a testimoniare che un'infanzia migliore è possibile, anche in Africa. Quando tre anni fa, a Nairobi, il regista Marco Baliani incontrò per la prima volta i ragazzi assistiti dal progetto "Children in need" di AMREF, molti di loro erano intontiti dalla fame, dalla droga, dalla totale mancanza di affetto, costretti com'erano a vivere nelle grandi discariche della capitale del Kenya. Erano incapaci di concentrarsi, timorosi, sospettosi, scoordinati nei movimenti come dei burattini gettati tra i rifiuti. L'idea di riabilitare quei ragazzi attraverso il teatro, di reinserirli, grazie a qualche stage di danza e teatro, nella vita civile, nella scuola e nelle famiglie, sembrava un azzardo, un sogno bellissimo ma difficile da realizzare. Nessuno avrebbe potuto prevedere quello che è successo nei tre anni successivi: successo inaudito di pubblico e di critica nei teatri di mezza Italia, l'applauso commosso di centinaia di migliaia di giovani durante la festa del 1°maggio a Roma. Oggi, al termine della tournée italiana, tutti noi abbiamo appreso una lezione importante. Dietro ad ogni bambino, anche il più problematico, emarginato, apparentemente svogliato ed ostile, si nasconde un potenziale straordinario: un autentico tesoro che l'assenza di cura da parte dgli adulti rischia di mantenere nascosto. Questo è stato il messaggio "rivoluzionario" che i ragazzi di "Pinocchio Nero" hanno diffuso innanzitutto tra la loro gente, gli abitanti di Nairobi che nei ragazzi di strada vedono solo dei criminali potenziali, strafatti di colla e coperti di rifiuti. Anche il pubblico italiano, che per lo più ignora l'Africa e le sue potenzialità nascoste dietro una maschera fatta di povertà e di crisi umanitarie, ha recepito la novità del messaggio: "Pinocchio Nero" è il volto di un'infanzia africana positiva, creativa, responsabile, che vuole costruire con le proprie mani il futuro del continente. Amref, 21 luglio 2005

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