Luca Biamonte Oltre 250 tra studenti, accademici e rappresentanti delle aziende le persone presenti al convegno organizzato dal Centro interuniversitario per l'etica economica e la Csr. Presentata la "Guida critica alla responsabilità sociale e al governo d'impresa" «È difficile che la responsabilità sociale d'impresa (Csr) cresca se non c'è una cultura della legalità. Ed è poco probabile che quest'ultima si diffonda in un paese che usa ripetutamente lo strumento del condono». Sono le parole del presidente del Sole 24 Ore, Innocenzo Cipolletta, alla prima conferenza nazionale di EconomEtica. L'incontro - organizzato la scorsa settimana dal Centro interuniversitario per l'etica economica e la Csr all'Università degli studi di Milano Bicocca - ha ospitato oltre 25 relazioni e circa 250 persone: studenti, accademici e rappresentanti del mondo delle imprese. Un'occasione per parlare del ruolo etico delle aziende e presentare la "Guida critica alla responsabilità sociale e al governo d'impresa" - a cura del presidente di EconmEtica, Lorenzo Sacconi - che analizza la Csr attraverso lo scenario economico globale e le sue possibili implicazioni. «Siamo in un quadro in cui occuparsi di Csr non è un atteggiamento altruista ma solo lungimirante - ha dichiarato Leonardo Becchetti dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata - L'ambiente è un bene da tutelare perché rappresenta il nostro futuro». Un comportamento quello attento all'ambiente, ha continuato Becchetti, «che premia le aziende, grazie alle scelte dei consumatori socialmente responsabili che oggi sono circa il 20%. Ma che, soprattutto, può contribuire alla felicità soggettiva». Molte aziende, tuttavia, non sembrano interessate a queste opportunità ed esprimono comportamenti poco responsabili anche nei rapporti con i propri lavoratori. Nelle parole di Lorenzo Sacconi, il richiamo «alla necessità di una strategia di lungo respiro». E in quelle di Donata Gottardi, Università degli studi di Verona, «l'importanza del superamento dell'obbligo giuridico e il riferimento a un codice etico». Un atteggiamento che, ha affermato Stefano Zamagni dell'Università di Bologna, «deve riguardare anche gli enti pubblici che nelle gare d'appalto tendono a volte a privilegiare l'offerta più bassa. Spesso a discapito di qualità e sicurezza». La Nuova Ecologia, 19 luglio 2005

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