Ex funzionari delle isole Salomone, nel Pacifico, hanno ammesso che il Giappone ha "comprato" il voto in favore della caccia alle balene del loro disastrato Stato-arcipelago nella riunione della Commissione baleniera internazionale (Iwc) del mese scorso a Ulsan in Corea del Sud. Secondo le interviste trasmesse lunedì sera in un programma tv della rete nazionale Abc, il Giappone avrebbe pagato tutti i costi della partecipazione alle riunioni, comprese spese di viaggio e di permanenza, oltre a fornire beni materiali come barche e attrezzatura da pesca ai politici locali in periodo elettorale, perché li distribuissero alla popolazione. Nell'ultima riunione dell'Iwc la delegazione delle Salomone ha votato con il Giappone, contrariamente alle promesse fatte dal loro premier Allan Kemakeza al ministro australiano dell'Ambiente Ian Campbell, che prima della riunione aveva visitato diversi paesi del Pacifico, oltre che europei, per perorare la causa delle balene. La proposta giapponese di por fine alla moratoria sulla caccia commerciale non ha raggiunto la maggioranza dei voti, e meno ancora i due terzi necessari per la sua approvazione, ma il voto delle Salomone ha irritato il ministro Campbell, che lo ha definito «disgustoso». Kemakeza deve ancora decidere se licenziare, come ha minacciato, il ministro della Pesca Paul Maenùu che rappresentava le Salomone in Corea del Sud. Nel programma tv uno dei delegati delle Salomone a Ulsan, Albert Wata, ha descritto in dettaglio i pagamenti. «I giapponesi hanno pagato la nostra iscrizione, hanno finanziato la delegazione in termini di passaggi aerei e spese di permanenza», ha dichiarato. Le asserzioni sono state confermate da un ex ministro della Pesca, Nelson Kile, secondo cui Tokyo ha pagato le spese di partecipazione all'Iwc negli ultimi 10 anni. I gruppi ambientalisti lamentano da tempo presso la Commissione la pratica giapponese di comprare voti, non solo finanziando le delegazioni ma offrendo aiuti economici ai governi. Nell'ultima riunione il Giappone ha avuto il supporto di paesi in via di sviluppo dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, che sulla carta gli avrebbe dato la maggioranza. L'adesione di minuscoli e poverissimi Stati-isola, come Nauru e Kiribati, alla Commissione ha aggravato i timori di Australia e Nuova Zelanda sull'influenza di Tokyo nel Pacifico. È stato solo il ritardo di diverse di queste delegazioni nell'arrivare a Ulsan a impedire al Giappone di raggiungere la maggioranza su un'altra proposta: estendere a nuove specie di balene, anche protette, la caccia per fini ufficialmente scientifici ma in realtà di consumo alimentare. Il Giappone ha più volte respinto le accuse di comprare voti e ha tentato di fa espellere dall'Iwc i rappresentanti di organizzazioni come Greenpeace e il Fondo internazionale per gli animali. Un portavoce dell'Istituto giapponese per la ricerca sui cetacei ha respinto le accuse, riconoscendo che del denaro può essere stato pagato, ma da ong favorevoli alla caccia, non dal governo di Tokyo. La Nuova Ecologia, 19 luglio 2005

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