È stato approvato questa settimana un piano di gestione venatoria sul cervo nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio. Il piano prevede l'abbattimento di più di 1.500 animali in cinque anni solo dentro i confini dell'area protetta, oltre a più di 2.000 all'esterno. Il parco si appresta a seguire la stessa strada anche nel settore lombardo del parco e il WWF chiede ora che nessuna autorizzazione venga concessa, in deroga alla legge nazionale, per gli abbattimenti dei cervi all'interno dei confini del Parco nazionale dello Stelvio.
Il piano prevede l'abbattimento di migliaia di cervi da parte di "selecontrollori", normali cacciatori di selezione "formati" da un corso di soli tre giorni e non appartenenti all'ente pubblico, nonché una vera e propria vendita di capi secondo una precisa tabella ai cacciatori residenti in valle. Il tutto, senza coerenza con il mandato di un parco nazionale, è dichiarato necessario per presunte ragioni gestionali e di contenimento di danni vegetazionali ed economici.
Pur considerando la gestione come uno strumento potenzialmente utile nella biologia della conservazione basata su un approccio scientifico, la proposta in fase di discussione presso il parco lascia dei dubbi legati all'uso di cacciatori paganti anziché di personale afferente ad enti pubblici, ed altri di natura anche tecnica. Anche considerando infatti solo gli abbattimenti all'interno dell'area protetta, l'abbattimento di molte centinaia di animali all'anno è tecnicamente un obiettivo ambizioso da raggiungere, che rischia di divenire semplicemente l'apertura alla caccia a tempo indeterminato per il mancato raggiungimento della quota prevista, inefficace sul lungo termine e in ogni caso inconcepibile dentro un'area protetta, tanto più se è un parco nazionale." ha detto Enzo Venini, Presidente WWF Italia.
L'unico mezzo efficace per controllare la popolazione di ungulati è infatti legato al ritorno potenziale dei predatori naturali e altre ragioni conservazionistiche quindi rendono inammissibile il prelievo di cervi all'interno dei confini del Parco Nazionale dello Stelvio. Stando ai dati attuali sull'areale occupato dal lupo il Parco sarà presumibilmente presto colonizzato dalla specie, il quale in tutta Europa ha una funzione regolatrice delle popolazioni di cervo. E' un'ipotesi fondata quindi che all'arrivo del lupo la densità dei cervi diminuirà molto a causa della predazione e per una migliore distribuzione degli animali. Potrebbe essere un grave errore rimuovere una risorsa importante per il predatore proprio ora che sta ricolonizzando anche le Alpi centrali.
"In un' area protetta la fauna è un fondamentale elemento attrattivo per i visitatori e la loro scarsa visibilità potrebbe portare ad una minor fruibilità turistica del luogo - dice ancora Enzo Venini -, con conseguenze sullo sviluppo economico locale in zone di montagna. Chiediamo che il piano sia sottoposto alla normale procedura di Valutazione Ambientale Strategica prevista dalla legge".