di Stefano Arduini Dal rapporto del Censis: aumentano gli irregolari, ma calano le imprese sommerse Le imprese 'sommerse', quelle totalmente in nero, nel nostro Paese, scendono dal 22,3% del totale delle aziende registrato nel 2002 al 9,7% del 2005. Ma rimane tendenzialmente stabile la percentuale di imprese che hanno manodopera irregolare (23,4%) e di quelle che evadono sistematicamente il fisco (20%). E le imprese 'in nero' sopravvivono bene. Aumenta, infatti, la percentuale dei lavoratori occupati nelle aziende 'fantasma' (dal 12,9% al 14,2% del 2005), che, contemporaneamente, consolidano il loro posizionamento sul mercato. Piu' in generale, cresce il livello di irregolarita' del lavoro dipendente, passato dal 26% del 2002 al 27,9% del 2005. Considerando anche il lavoro autonomo (irregolare nel 16,2% dei casi), la media si attenua e arriva al 24,6%. Il Sud, ancora una volta, e' l'area piu' colpita dal fenomeno (41,2% nel 2002 e 47,7% tre anni dopo). In quest'area, quindi, quasi un lavoratore su due si trova in una condizione irregolare. E' quanto emerge dall'indagine condotta dal Censis per il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (la terza dal 1998), presso un campione di 754 'testimoni locali', scelti, a livello territoriale, tra i protagonisti del mondo del lavoro e dell'impresa, in base alla conoscenza diretta del fenomeno del lavoro irregolare e in nero. La ricerca e' stata presentata questa mattina, a Roma, da Lea Battistoni, direttore generale Mercato del Lavoro del ministero del Welfare, Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, e Maurizio Sacconi, sottosegretario al Lavoro. Sono intervenuti anche Stefano Pantalei (Inps), Maurizio Castro (direttore generale dell'Inail), Savino Pezzotta (segretario generale della Cisl) e Maurizio Beretta (direttore generale di Confindustria). Vita, 20 luglio 2005

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