A rischio soprattutto insegnanti, infermieri, operatori di call center e forze dell'ordine. Il fenomeno è tra le cause di malattie professionali più comuni e colpisce il 10% della popolazione. Il costo sociale è di 20 miliardi di euro l'anno
Insegnanti e infermieri sempre più sotto stress. Sono loro, insieme agli operatori di call center e alle forze dell'ordine, le prime vittime delle malattie psicosociali che si originano nei luoghi di lavoro. A rivelare l'entità del fenomeno sono le ultime stime dell'European Foundation for the Improvement of Living and Working Condition, che sottolinea come lo stress da lavoro rappresenti un problema sempre più rilevante in Europa. Il fenomeno è, infatti, tra le cause di malattie professionali più comuni e colpisce oltre 40 milioni di persone, circa il 10% della popolazione.
E la cifra è destinata addirittura a salire a 1 lavoratore su 4 (25%) a causa delle preoccupazioni innescate dalla crisi finanziaria internazionale. Secondo Steven Sauter, del National institute for occupational safety and health (Niosh), l'aumento dello stress psicosociale da lavoro investirà il 25-30% della forza lavoro, e se negli Stati Uniti il fenomeno "è ormai evidente, la stessa situazione presto colpirà l'Europa in uguali proporzioni".
Da uno studio condotto su 46mila lavoratori, ha affermato Sauter, ''abbiamo visto che quelli sottoposti a forte stress costano all'organizzazione 600 dollari ciascuno, in termini di assenze, cure e perdita produttività. Con le attuali condizioni internazionali, i lavoratori malati di stress per la paura di perdere il lavoro saliranno al 30%''. Le patologie più comuni e in aumento a causa dello stress, ha aggiunto Evelyn Kartum dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "sono quelle muscolo-scheletriche, quelle cardiovascolari e la depressione.
In tutti i casi il fenomeno è dovuto a modelli occupazionali non validi che vanno rivisti a livello organizzativo". Ma oltre allo stress sono molte le persone che, sul luogo di lavoro, subiscono situazioni di mobbing e burn out, fino a rischiare addirittura la violenza fisica.
Nel 2006, infatti, secondo l'Ispels il 6% della forza lavorativa è stata esposta a minacce di violenza fisica, il 4% a violenze da parte di terzi e il 5% a bullismo e/o molestie. "Il rischio di incorrere in minacce di violenza e mobbing" ha spiegato Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina del lavoro dell'Ispesl, "è più alto nell'istruzione, nel settore sanitario, nella pubblica amministrazione e nella difesa, oltre che nei trasporti, nella comunicazione e nel settore alberghiero-ristorazione. Per gli insegnanti - ha aggiunto - il problema maggiore non è nel rapporto con gli alunni, ma in quello con le famiglie e la dirigenza scolastica''.
L'altra categoria più esposta allo stress patologico è ''quella degli infermieri e più in generale di tutti i professionisti dell'aiuto - ha aggiunto Iavicoli - che in alcuni casi arrivano a subire anche violenze fisiche dai propri pazienti".
Il commissario straordinario dell'Ispesl Antonio Moccaldi, ha inoltre sottolineato come stress, burn out, molestie e mobbing siano aspetti diversi che trovano un inquadramento unico all'interno dell'organizzazione del lavoro. "Uno studio del nostro Istituto -ha spiegato - ha analizzato 2.500 casi di incidenti mortali. Si è visto che il 60% di questi era legato all'organizzazione del lavoro, all'interno della quale lo stress ha un ruolo importante perchè fa ridurre la percezione del pericolo".
Ma lo stress oltre a rappresentare un problema per la salute dei lavoratori ha anche un costo sociale rilevante: ogni anno infatti, secondo l'European Foundation for the Improvement of Leaving and Working Condition, si spendono circa 20 miliardi di euro per costi sociali e sanitari legati al fenomeno che fa aumentare assenze e incidenti.