Decine di migliaia di sfollati sono in fuga verso la città di Goma, dopo l'inasprirsi, nelle ultime 72 ore, dei violenti combattimenti nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo.

Centro dei combattimenti è la città di Kibumba, nel territorio di Rutshuru, da dove oltre 40.000 persone sono fuggite verso nord, mentre altre si dirigono verso il confine ugandese. Kibumba ospitava in campi sorti spontaneamente circa 17.000 sfollati, che ora si ritrovano nuovamente in fuga.
«Nel Nord Kivu migliaia di persone sono sfollate per la seconda, terza o perfino quarta volta» ha dichiarato Julien Harris, responsabile UNICEF per le operazioni sul campo nell'Est del Congo.
«Per donne e bambini le conseguenze sono devastanti. In tali condizioni, sono alti i rischi di epidemie di colera, di morbillo e l'aumento dei casi di malnutrizione tra i bambini. Se non ci sarà una sospensione dei combattimenti, la vita dei bambini e delle loro famiglie sarà in grave pericolo».

L'UNICEF ha stoccato nell'est del Congo scorte di utensili familiari e generi di primo soccorso, tra cui coperte e teli impermeabili per allestire ripari d'emergenza.
Le ONG (Organizzazioni Non Governative) partner Solidarités e International Rescue Committee distribuiranno gli aiuti UNICEF agli sfollati non appena questi raggiungeranno aree sicure. Prima dell'intensificarsi degli scontri, gli sfollati accampati alle porte di Goma erano 7-8 mila: negli ultimi 3 giorni sono saliti ad oltre 50.000, con molti nuovi arrivati che cercano rifugio all'interno di chiese, edifici scolastici o all'addiaccio fuori dai campi sfollati.

L'UNICEF ha continuato a fornire assistenza umanitaria agli sfollati dei campi di Kabati, distribuendo acqua potabile tramite autobotti attraverso l'ONG partner Mercy Corps e allestendo latrine d'emergenza nei campi sfollati. In collaborazione con Save the Children UK, l'UNICEF ha individuato numerosi bambini rimasti separati dai genitori, per affidarli a famiglie d'accoglienza fino a quando non sarà possibile ricongiungerli ai genitori: prima dei combattimenti degli ultimi giorni erano stati individuati 193 bambini soli, di cui 46 ricongiunti alle famiglie.

L'UNICEF richiama tutti i gruppi armati e le parti coinvolte nei combattimenti all'obbligo di rispettare i diritti dei bambini, garantire che siano protetti con le loro famiglie e abbiano accesso a cure mediche e all'istruzione. Nel 2008, in collaborazione con numerose ONG partner, l'UNICEF ha fornito aiuti di primo soccorso ad oltre 500.000 sfollati; acqua e servizi igienici a 1,7 milioni di persone, costruendo un totale di 4.000 latrine d'emergenza.

Mediante campagne sanitarie di massa, sono stati somministrati vaccini, vitamina A e antiparassitari a 10 milioni di bambini. Attraverso il sostegno alle strutture mediche locali, la ristrutturazione di 159 maternità e l'equipaggiamento di 1.515 centri sanitari è stato possibile fornire cure mediche d'emergenza a 3,5 milioni di persone e, mediante la fornitura di scorte terapeutiche a 168 centri nutrizionali, curare 23.000 bambini malnutriti.

Sempre per rispondere all'emergenza in atto, nel 2008 l'UNICEF ha allestito 250 aule scolastiche temporanee e distribuito 592.692 kit di materiali didattici e ricreativi.

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