La consistenza degli immigrati regolari in Italia si aggira tra i 3,5 milioni e i 4 milioni - a seconda che si considerino i soli residenti o l'insieme delle presenze regolari - con un aumento rispetto all'anno precedente di diverse centinaia di migliaia sia per l'Istat che per il Dossier, nonostante la congiuntura economica poco favorevole.

Gli immigrati esercitano un'incidenza notevole. Nel nostro Paese sono 1 ogni 15 residenti, 1 ogni 15 studenti, quasi 1 ogni 10 lavoratori occupati; inoltre, in un decimo dei matrimoni celebrati in Italia, è coinvolto un partner straniero, così come un decimo delle nuove nascite va attribuito a entrambi i genitori stranieri. Sono molteplici i dati su cui riflettere: quasi 800.000 minori, più di 600.000 studenti, più di 450.000 persone nate sul posto, più di 300.000 diventati cittadini italiani dal 1996, più di 150.000 imprenditori ed il doppio se si tiene conto anche dei soci e delle altre cariche societarie. Al vertice della graduatoria, con 50.000 o più presenze, sono una ventina di collettività.
Non meno interessanti sono i dati sull'incremento nel 2007: le acquisizioni di cittadinanza sfiorano le 40.000 unità; le nuove nascite sono 64.000; gli studenti aumentano al ritmo di 70.000 l'anno; i minori tra nuovi nati e venuti dall'estero sono più di 100.000; le nuove assunzioni "ufficiali" sono più di 200.000 l'anno; l'aumento minimale della popolazione immigrata si aggira sulle 350.000 unità. Un'elevata presenza si registra presso le famiglie per l'assistenza, in edilizia, nelle fabbriche e in determinati servizi ed è riscontrabile una diffusione crescente anche in altri settori: nei trasporti, nei bar, negli alberghi, negli uffici.
Confrontando i dati attuali con quelli del 2000 ci accorgiamo che il raddoppio è pressoché generalizzato e, sotto alcuni aspetti, superato. Per avere un'idea più calzante di quanto stia avvenendo dobbiamo ritornare all'immediato dopoguerra, quando eravamo noi a prendere le vie dell'esodo, al ritmo di 300.000 l'anno e anche di più.
Gli immigrati hanno un tasso di attività (73%) di 12 punti più elevato degli italiani e sono creatori di ricchezza: concorrono per il 9% alla creazione del PIL (stima Unioncamere), coprono abbondantemente le spese sostenute per i servizi e l'assistenza con 3,7 miliardi di euro utilizzati come gettito fiscale (stima Dossier).

I dati, considerati nella loro consistenza e nella loro tendenza all'aumento, non mancano di colpire. Eppure la loro interpretazione continua a essere controversa. Per molti si è di fronte a un innesto complesso ma fruttuoso, mentre per altri si tratta di un'invasione pericolosa, anche se non ne possiamo fare a meno, e questo diverso atteggiamento porta a privilegiare o la politica di accoglienza, o quella di difesa.

Nel giudicare gli addebiti giudiziari nei confronti degli immigrati, secondo Caritas e Migrantes - che hanno anche curato due recenti pubblicazioni sulla Romania e sulla Albania - il doveroso contrasto della devianza non deve portare a equiparare immigrazione e criminalità: è proprio per questa equilibrata impostazione che i Governi romeno e albanese hanno deciso di presentare i due volumi nelle rispettive capitali.
Caritas e Migrantes, sulla base dei dati esposti nel XVIII Rapporto, auspicano modifiche per rendere più agibili le procedure burocratiche per il soggiorno e l'inserimento nel mondo del lavoro e potenziare, anche finanziariamente (così come avviene negli altri Stati membri), le politiche per l'integrazione. Secondo mons. Vittorio Nozza (Caritas Italiana), mons. Piergiorgio Saviola (Fondazione Migrantes) e mons. Guerino Di Tora (Caritas diocesana di Roma) "è l'ambito delle politiche di integrazione il banco di prova della capacità della classe dirigente di un paese chiamato ad affrontare il tema delle migrazioni".

Roma, 30 ottobre 2008
Per informazioni:
- Caritas Italiana 3485804275 
- Fondazione Migrantes 3392960811
- Caritas di Roma 3351817131

Su www.caritasitaliana.it schede di sintesi in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, romeno, russo.

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