Il 16 ottobre 1998 l'ex presidente cileno Augusto Pinochet, a Londra per accertamenti medici, venne arrestato e posto agli arresti domiciliari, in attesa dell'esame della richiesta d'estradizione avanzata dal giudice spagnolo Baltazar Garzón, che aveva aperto un'inchiesta per le pratiche sistematiche della tortura commesse sotto il governo militare da lui presieduto (1973-1990). La Camera dei Lord stabilì, in due distinte sentenze nel novembre 1998 e nel marzo 1999, che Pinochet non era coperto da immunità in quanto ex capo di Stato per atti di tortura commessi dopo l'entrata in vigore della Convenzione contro la tortura.

L'iniziativa giudiziaria spagnola e le sentenze della Camera dei Lord affermano il principio della giurisdizione universale e per questo rappresentano un ulteriore fondamentale passo avanti dopo l'adozione, nel 1948, della Dichiarazione universale dei diritti umani. È a sua volta rimarchevole la sentenza emessa nell'ottobre 1999 dal Magistrato Ronald Bartle, della Magistrates' Court di Bow Street, competente a pronunciarsi sull'estradizione di Pinochet in Spagna. Secondo il Magistrato Bartle, l'effetto delle "sparizioni" commesse sotto il governo militare poteva essere considerato tortura mentale per i familiari degli scomparsi e avrebbe dovuto essere il giudice spagnolo a decidere in merito.

Nel gennaio 2000, tuttavia, l'allora segretario agli Interni del Regno Unito Jack Straw autorizzò Pinochet a rientrare in Cile per motivi di salute, ponendo dunque fine alla procedura di estradizione.

Il governo del presidente Eduardo Frei Riuz-Tagle seguì tutte le strade percorribili per favorire il rilascio di Pinochet, impedirne il processo in Spagna e ottenerne il ritorno in Cile, in nome della sovranità nazionale, del diritto dei cileni a fare i conti col proprio passato e della riconciliazione nazionale.

Anche se a seguito del suo rientro in patria Pinochet è stato sottoposto a numerosi procedimenti legali davanti ai tribunali cileni, fino alla sua morte avvenuta mentre era agli arresti domiciliari nel 2006, la Legge d'amnistia emanata nel 1978 ha limitato la possibilità di chiamare i responsabili di sistematiche e massicce violazioni dei diritti umani, Pinochet incluso, a rispondere del proprio operato. Giudicata incompatibile con gli obblighi di diritto internazionale del Cile da parte della Commissione interamericana dei diritti umani e del Comitato Onu sui diritti umani, ma dichiarata costituzionale dalla Corte suprema del Cile, la Legge d'amnistia può essere abrogata solo dal Congresso ed è stata recentemente applicata dalla Corte suprema nel dicembre 2007.

Ulteriori informazioni
L'11 settembre 1973 un colpo di Stato militare rovesciò il governo democraticamente eletto del presidente Salvador Allende. Il generale Augusto Pinochet assunse la presidenza e avviò un programma di repressione contro l'opposizione, basato su persecuzioni politiche, arresti di massa, processi sommari, torture, sparizioni, esecuzioni e detenzioni segrete. Più di 1100 persone risultarono scomparse, oltre 2000 vennero uccise illegalmente e diverse migliaia vennero torturate dalle forze militari tra il 1973 e il 1990.

Amnesty International avviò immediatamente indagini sulle centinaia di denunce di violazioni dei diritti umani ricevute all'indomani del colpo di Stato e nel novembre 1973 inviò una missione di ricerca in Cile. Il rapporto che ne derivò, pubblicato all'inizio del 1974, diede vita a una campagna internazionale chiedendo l'apertura di indagini, processi per i responsabili di violazioni dei diritti umani e riparazione per le vittime e i loro familiari.
Anno dopo anno, Amnesty International ha incontrato e intervistato centinaia di vittime di violazioni dei diritti umani. Nella sua sede centrale, il Segretariato Internazionale di Londra, è presente il più grande e completo archivio fuori dal Cile di casi individuali di violazioni dei diritti umani.

I parenti delle vittime chiedono giustizia da oltre 30 anni. Nonostante l'istituzione, col ripristino del governo civile, della Commissione nazionale per la verità e la riconciliazione e, in seguito, dell'Ente nazionale di riparazione e riconciliazione, i meccanismi interni che garantiscono l'impunità dai procedimenti e impediscono lo svolgimento di indagini, primo tra tutti la Legge d'amnistia, rimangono tuttora in vigore.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

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