Il Capo dello Stato nella 58° Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro elogia l'educazione alla prevenzione già a partire dalla scuola. Il presidente dell'INAIL: "Infortuni mortali in calo, ma manca ancora il crollo. A impedirlo un fattore culturale: in troppi non si proteggono e troppi imprenditori sono improvvisati".
"Basta alle morti bianche". E' un grido indignato quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto lanciare ieri in occasione della 58esima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, organizzata dall'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro.
"I preoccupanti dati diffusi dall'Anmil e le stesse tragiche cronache di questi giorni confermano quanto cruciale sia la questione della prevenzione", ha detto il capo dello Stato. "È doveroso tenere viva l'attenzione al fenomeno, non demordere nell'allarme sulla sua gravità sociale, e applicare e migliorare le norme legislative. È questo un obiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro".
E oltre ha ribadire l'impegno costante su questo tema, nel suo messaggio il presidente della Repubblica ha anche voluto parlare del problema delle risorse. "E' decisivo qualificare quelle disponibili perchè si investa in formazione e informazione, si persegua con determinazione l'obiettivo dell'abbattimento degli incidenti sul lavoro, si rafforzino le tutele dei lavoratori e si sostengano le famiglie delle vittime", ha detto Napolitano.
"Particolare significato assumono le numerose iniziative promosse in ambito scolastico per una più diretta presa di coscienza da parte dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro." E l'importanza della formazione nel contrasto agli infortuni è stata ribadita anche dal presidente dell'INAIL, Marco Fabio Sartori, che ha sottolineato come dal 2001 a oggi ci sia stato un calo costante delle morti bianche e degli incidenti, grazie al grande lavoro dei media e del presidente della Repubblica.
"Quello che manca è il crollo", ha detto Sartori. "Non c'è ancora perchè un fattore culturale lo impedisce: troppi lavoratori non si proteggono e troppi imprenditori sono improvvisati". "Bisogna lavorare sulla formazione perchè è questo un fattore determinante per il futuro", ha continuato il presidente dell'INAIL. "La sicurezza e la prevenzione", ha concluso, "devono essere un fattore di competitività e non un fattore di costo".
Ogni giorno, in Italia, sul lavoro si verificano 2.500 incidenti, muoiono 3 persone e 27 rimangono permanentemente invalide. Gli infortuni sul lavoro in Italia hanno raggiunto "una dimensione intollerabile per un Paese moderno", ha aggiunto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che ha sottolineato anche come, nonostante le statistiche abbiamo un andamento positivo, sia necessario "mantenere alta la guardia" su questo importante problema. E in particolare, ha detto Sacconi, "analizzando bene le caratteristiche degli incidenti, soprattutto quel 60% degli infortuni sulla strada che richiamano tutta la nostra responsabilità perchè ci sia una maggiore sicurezza". Per il ministro, bisogna anche "guardare alla dimensione della piccola impresa, dell'agricoltura, dei cantieri e, in particolare, a quelli abusivi che sono luoghi di pericolo immanente per la salute e la sicurezza delle persone". "Crediamo che a livello generale si faccia ancora troppo poco per contrastare il fenomeno degli infortuni.
Il contrasto può essere esercitato solo attraverso azioni molteplici", ha detto infine il presidente dell'Anmil Pietro Mercandelli. "Sono necessari maggiori controlli e ispezioni, ma anche un intervento più forte sulla formazione dei lavoratori, e questo a partire dal mondo della scuola.
L'obiettivo è far sì che ogni attività di correzione dei comportamenti sbagliati diventi un patrimonio comune e insegnato anche a chi non ha uno sbocco professionale. Serve, insomma,"ha continuato Mercandelli, "un livello culturale più forte e una più forte conoscenza dei rischi: in particolare per quanto riguarda le mansioni e i settori più pericolosi, e là dove c'è una flessibilità accentuata".