A seguito di un incidente accaduto a Mogadiscio lo scorso martedì, in cui quattro maestri ed un amministratore della scuola SOS sono stati tenuti in ostaggio per oltre 6 ore, è stato deciso di chiudere le scuole e gli asili SOS fino a tempo indeterminato.

L'incidente è stato causato da alcuni scontri avvenuti nella mattinata presso la stazione di polizia che si trova a pochi passi dalla scuola SOS. Come gesto di rappresaglia, i poliziotti sono entrati nella struttura scolastica uccidendo due persone e catturando i collaboratori SOS, anche se nessuno di loro aveva alcun legame con gli scontri precedenti.

I maestri tenuti in ostaggio erano del Kenya ma di origine somala: sono rimasti severamente traumatizzati dall'accaduto e torneranno in Kenya appena possibile. Wilhelm Huber, direttore dei Villaggi dei Bambini SOS dell'est Africa, ha vissuto a Mogadiscio prima e durante la Guerra Civile e conosce bene la situazione. La decisione di chiudere le scuole SOS a Mogadiscio è stata immediata: la condizione politica e sociale del paese è sempre più drammatica e non si possono mettere a rischio le vite dello staff e degli studenti. Le strutture riapriranno soltanto quando la zona sarà considerata sicura. Intanto l'ospedale SOS e la clinica medica ad Afgoye, a 22 km da Mogadiscio, sono ancora funzionanti.

Il Villaggio SOS di Mogadiscio era stato evacuato nel dicembre del 2007, i bambini e lo staff erano stati accolti in altre strutture del paese considerate più sicure. È stata discussa in più occasioni la possibilità di tornare al Villaggio SOS, ma purtroppo la zona in cui sorge è ancora considerato troppo pericolosa. Ad oggi nessun luogo del paese può considerarsi del tutto sicuro e la situazione dei bambini e dei collaboratori che vi abitano è tenuta costantemente monitorata.

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