Mentre in queste ore alla Camera si vota la fiducia sul decreto Gelmini, cresce la protesta di studenti, insegnanti e genitori in tutta Italia.
Scendono in campo anche intellettuali e docenti universitari, con un appello ai Rettori perché si mobilitino contro i provvedimenti che riguardano l'università. E mentre le confederazioni sindacali hanno già annunciato lo sciopero generale - il primo contro questo governo -, venerdì 10 ottobre in più di settanta città ci saranno cortei promossi dalle organizzazioni studentesche.
L'Arci sarà a fianco degli studenti e sosterrà tutte le mobilitazioni che si oppongono ai provvedimenti della ministra, per la difesa di una scuola pubblica di qualità.
Se lo stato di salute di una società si misura sulla qualità del suo sistema scolastico, la situazione italiana è davvero preoccupante. I tagli nel settore decisi in 9 minuti e mezzo di consiglio dei ministri impoveriscono violentemente la scuola e le tolgono strumenti per agire.
Si prefiggono di chiudere un ciclo di espansione della scolarità iniziato negli anni '60 con la riforma della scuola media unica.
La riduzione del personale insegnante e tecnico, la diminuzione delle ore di insegnamento, la modifica dell'organizzazione didattica con il ritorno al maestro unico che cancella anni di sperimentazione didattica e pedagogica, l'allargamento nelle superiori del solco tra scuola d'elite e avviamento al lavoro, il ritorno all'autoritarismo col ripudio dello statuto degli studenti, il ritorno al voto, compreso quello in condotta, la possibilità di essere bocciati per l'insufficienza in una sola materia, l'abbassamento dell'età dell'obbligo, la chiusura di moltissimi plessi scolastici rappresentano un colpo mortale per un'istituzione strategica già mortificata rispetto agli investimenti che le sono dedicati in Europa.
Questa manovra distrugge un pezzo di costituzione materiale del Paese (la scuola di tutti, sociale e inclusiva), le esperienze di qualità, l'idea del diritto all'istruzione come bene comune da garantire a tutti.
L'impoverimento di questa istituzione proprio adesso che serve che tutti sappiano di più ad ogni età della vita segna la rinuncia dello stato ad assumersi responsabilità verso le nuove generazioni, mortifica gli operatori, apre la strada alla privatizzazione.
Tutto questo è coerente con il tipo di società che questo governo ha in mente: più chiusa, più impaurita, più gerarchica, più diseguale.
Ma un paese dove crescono ignoranza e disuguaglianza mette a rischio il proprio futuro. Per questo la battaglia per una scuola pubblica di qualità è una battaglia fondamentale anche per la nostra associazione, che nella diffusione della cultura trova una delle ragioni della sua esistenza.