Di Paola Del Vecchio Un tripudio di bandiere dei colori dell'arcobaleno inonda il «barrio» madrileno di Chueca, storico avamposto della Movida gay, stipato all'inverosimile. Oltre alla tradizionale sagra del quartiere e alle giornate dell'orgoglio, è festa grande per l'approvazione della riforma che legalizza il matrimonio fra persone dello stesso sesso e riconosce loro la possibilità di adottare bambini. Tutto è pronto qui per la Festa dell'Orgoglio, che continuerà quella informale che da due notti si svolge nel quartiere, e che servirà a celebrare la «conquista storica» del «matrimonio per tutti». Una grande celebrazione cui saranno presenti il ministro della cultura Carmen Calvo ed altri membri del governo e del Psoe insieme a migliaia di rappresentanti del movimento omosessuale da tutto il mondo, compresa l'Italia con in testa l'Arcigay. Lontana dagli anatemi della Chiesa e del Vaticano, Chueca si celebra come capitale mondiale dei diritti civili. Drag-queen, acrobati, venditori di cineserie, turisti e immigrati di ogni razza si mescolano alle coppie gay, giovanissime o attempate, coi bicipiti in vista o il cane al guinzaglio, finalmente libere di scambiarsi tenerezze o baci. A piazza Vasquez de Mella si balla finanche sui balconi, incorniciati dagli striscioni che acclamano «gli stessi diritti». In calle Pelayo, le vetrine espongono coppie di Barbie in abito da sposa accanto a coppie di Ken in tight. All'ingresso del mercatino rionale di San Anton campeggia la gigantografia di un uomo in slip, il manifesto di una delle 12 mostre che propone il I festival internazionale di cultura gay e lesbica di Madrid. Che l'euforia sia alle stelle lo capisci dai cori a squarciagola che accompagnano le note dell'icona omosex Alaska. Ma senza eccessi. Il sentimento prevalente è piuttosto un altro: l'incredulità. «Come mi sento? Normale, annoiato e contento, anche se non riesco a farmene capace». Luis, 37 anni, si scioglie dall'abbraccio di Juanvi per spiegare: «Ho temuto fino alla fine che Zapatero facesse marcia indietro, che si arrendesse alle pressioni della Chiesa. E, invece, in aula ha parlato di un paese più decente dopo l'approvazione della legge, ha citato un poema di Kavafis. Ti rendi conto che significa in un paese in cui il franchismo, ancora alla fine degli anni Settanta, mandava i gay in carcere?». Già, pochi credevano che andasse oltre il riconoscimento delle unioni di fatto. Ed ora? «Ora mica mi sposo - ribatte Luis - sono ancora troppo giovane e poi il matrimonio è un'istituzione un po' in crisi?». Normali, annoiati e contenti. Ma non per le associazioni in difesa della famiglia e la gerarchia ecclesiastica, che ha definito il matrimonio omosessuale «un'aberrazione contro natura che distrugge la famiglia». Per Pachi, 40enne intellettuale laico, «è stata quella l'offesa più profonda: parlare di attacco alla famiglia, come se noi non vivessimo in armonia e in amore nei nostri nuclei familiari, anche d'origine». Anche per Pachi, che si definisce «un tipico omosessuale liberato da tempo», la nuova legge rappresenta una svolta radicale: «È come se all'improvviso fossi un cittadino come gli altri. È cresciuta la consapevolezza di essere stato finora in un ghetto». Vista da Chueca, ma anche dal quartiere multietnico di Lavapies dove, spiega José Mari, «l'effetto Zapatero ha fatto affiorare e reso visibile la realtà omosessuale», non appare impossibile la costruzione di una società «dell'arcobaleno, plurale e diversa, paritaria e meticcia costata 26 anni di lotte», così come la celebra il segretario dei movimento sociali per il Psoe, Pietro Zerolo, che ha annunciato le proprie nozze dopo l'estate. E non sembra neppure insanabile la «profonda frattura creata nella società» dalla nuova legge che, anche per il progressista quotidiano di Barcellona, l'Avanguardia, «avrebbe dovuto seguire la strada di un consenso sociale molto più ampio». I dati di un sondaggio commissionato a tambur battente dalla Cadena Ser parlano di un 63% degli spagnoli d'accordo con le nozze gay, ma solo di un 43% a favore delle adozioni, rispetto a un 47% contrario. Nel sottolineare che la riforma «ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi in Parlamento», Zapatero ha annunciato che, pubblicata oggi sul bollettino ufficiale, entrerà in vigore già da domani. Un suo personale omaggio al Gay Pride che, dalle strade in festa di Chueca, porterà questo pomeriggio l'orgoglio omosessuale - due milioni di persone sono attese da tutta Europa - nel cuore della capitale spagnola, in corteo da Cibeles a plaza Colon, per «innalzare un muro contro l'odio, l'intolleranza e i pregiudizi». Il Mattino, 1 giugno 2005

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