di Sara De Carli (s.decarli@vita.it)
Immigrati? Troppi miti e falsificazioni. E' questo il giudizio che ermrge da Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2005, presentato ieri a Ginevra dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Molte delle preoccupazioni che si accompagnano al dibattito sulle migrazioni, come la perdita di posti di lavoro, retribuzioni piu' basse, costi sociali piu' elevati e la convinzione che le migrazioni siano fuori controllo, si rivelano non soltanto esagerate o prive di fondamento ma perfino contrarie ad ogni evidenza. Secondo il Rapporto, il primo studio completo sui costi e i benefici delle migrazioni internazionali, e' un fatto che le migrazioni siano portatrici sia di costi che di benefici tanto per i paesi di origine quanto per quelli di destinazione, sebbene non sempre equamente distribuiti. ''Viviamo in un mondo sempre piu' globalizzato pertanto non piu' in grado di dipendere dai singoli mercati domestici del lavoro. Questa e' una realtà, che certo richiede di essere gestita'' ha dichiarato per l'occasione, il Direttore Generale dell'OIM, Brunson Mc Kinley''. ''Se gestite correttamente, - ha aggiunto - le migrazioni possono apportare piu' benefici che costi ed il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni lo dimostra chiaramente''.
I migranti rappresentano soltanto il 2,9% della popolazione mondiale. L'OIM stima che la popolazione di migranti ammonti nel 2005 a 185-192 milioni di persone, in aumento rispetto ai 175 milioni del 2000. Quasi la meta' e' composta da donne. Tuttavia, la visibilita' socio-economica e politica dei migranti, specialmente nei paesi altamente industrializzati, e' ben al di sopra di quanto le percentuali suggerirebbero. Negli ultimi anni inoltre, spesso i flussi migratori internazionali hanno cambiato direzione e, in alcuni casi, registrato una diminuzione. Ad esempio, sebbene l'Asia - che tradizionalmente alimenta il principale flusso di migrazioni internazionali - sia passata da 28,1 milioni di migranti nel 1970 a 43,8 milioni nel 2000, in termini reali questo si traduce in una riduzione dal 34,5% al 25% della quota di migranti asiatici nello stesso periodo di riferimento. Dato legato anche al fatto che sempre piu' asiatici trovano opportunita' di lavoro all'interno del proprio continente.
In Africa, la quota di migrazioni internazionali sul resto del mondo e' crollata negli ultimi dodici anni, passando dal 12% al 9%, tendenza in corso anche in altre aree geografiche. Soltanto due macro-regioni hanno di fatto visto aumentare la propria quota di flussi migratori internazionali: l'America del Nord e l'Ex Unione Sovietica.
Il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2005 sostiene che l'idea secondo la quale i migranti costituiscono un fardello anziche' una risorsa per i Paesi ospiti, e' priva di fondamento scientifico. Nel Regno Unito, ad esempio, un recente studio realizzato dall'Home Office stima che nel periodo 1999-2000 i migranti hanno contribuito agli introiti fiscali del Paese per 4 miliardi di dollari USA in piu' rispetto ai benefici assistenziali ricevuti. Negli Stati Uniti, il Consiglio Nazionale per la Ricerca ha calcolato che nel 1997 il PIL e' aumentato di 8 miliardi di dollari proprio grazie all'immigrazione.
Il Rapporto indica inoltre che nella maggior parte delle offerte di lavoro in Europa Occidentale raramente si verificano casi di competizione diretta tra lavoratori immigrati e lavoratori locali. I migranti occupano posizioni lavorative a tutti i livelli, con una concentrazione particolare alle due estremita' del mercato, spesso in impieghi che i locali non sono in grado o non intendono esercitare. I migranti regolari che pagano le tasse, non sono responsabili di costi maggiori in termini di servizi sanitari e sociali rispetto alle nazioni ospiti. Allo stesso tempo i migranti irregolari, certamente piu' vulnerabili dal punto di vista sanitario, difficilmente si rivolgono ai sistemi sanitari nazionali dei Paesi di destinazione. Il Rapporto sollecita pertanto i Governi ad investire maggiormente nella salute di questi soggetti.
Sciolta l'impressione negativa sugli immigrati come peso sociale ed economico, ecco i vantaggi netti che le migrazioni possono comportare: le rimesse ne sono un indicatore importante ed il loro enorme potenziale nelle strategie di supporto allo sviluppo e di riduzione della poverta' ha catturato l'attenzione di molti Governi e Agenzie di Sviluppo. Nel 2003, le rimesse veicolate attraverso i canali ufficiali ammontavano a 93 miliardi di dollari USA. Nel 2004, queste avevano gia' superato i 100 miliardi ed oggi, in molti paesi, gareggiano addirittura con i flussi di aiuto allo sviluppo quanto ad entita'. Tuttavia, se e' vero che le rimesse possono contribuire al pagamento del debito pubblico e al miglioramento della credibilita' di un Paese verso i suoi creditori internazionali, tuttavia le stesse non possono sostituirsi all'aiuto allo sviluppo. I migranti possono diventare soggetti attivi dello sviluppo dei propri Paesi di origine, ad esempio attraverso il trasferimento delle competenze acquisite nei propri soggiorni all'estero o per mezzo di investimenti produttivi nei propri Paesi di provenienza. A questo proposito, le associazioni della diaspora possono svolgere un ruolo importante nel rafforzare la cooperazione tra le comunita' in patria e quelle all'estero.
Alcune nazioni poi, stanno sperimentando politiche attive nel contrasto alla ''fuga di cervelli'' per incoraggiare il ritorno di emigranti qualificati dall'estero. Paesi come le Filippine ed il Marocco hanno creato ministeri e agenzie specializzate nel supporto alle proprie comunita' di emigrati. I dati suggeriscono inoltre un aumento della migrazione circolare, con benefici sostanziali sia per i Paesi di origine che per quelli di destinazione. In una fase storica come quella attuale, caratterizzata da episodi di intolleranza nei confronti degli immigrati da parte dei Paesi di destinazione, il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2005 sottolinea la necessita' di politiche di inclusione socio-economica degli stessi migranti. Tali misure comportano dei costi, ma possono assicurare la coesione sociale a fronte della diversita' culturale, e consentire ai migranti di rendersi produttivi ed autosufficienti anche a vantaggio delle proprie nazioni e comunita' di appartenenza.
In conclusione, il Rapporto sottolinea il contributo dei Paesi di emigrazione ad uno sviluppo dinamico, capace di combinare creazione di nuovi posti di lavoro e crescita con una piu' equa distribuzione dei redditi.
Per maggiori informazioni:
www.iom.int
Vita, 24 giugno 2005