Costi troppo alti per le adozioni internazionali. E' questa la denuncia della responsabile dell'Autorità Centrale boliviana, Evelyn Agreda, che punta il dito contro un sistema distorto, in cui le famiglie straniere devono pagare fino a 30mila dollari per accogliere un bambino boliviano.

"La posizione di Agreda ci fa capire in maniera inequivocabile perché le Autorità centrali dei paesi hanno una percezione negativa nei confronti delle adozioni internazionali. I costi troppo elevati hanno contribuito a dare una visione negativa delle adozioni, come se si trattasse di un mercato - così ha commentato la notizia Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini - E' necessario allora un cambio di rotta per riconoscere il ruolo e l'importanza delle adozioni internazionali come ultima possibilità per il bambino abbandonato di essere accolto da una famiglia. Per dare concretezza a tale idea, le adozioni internazionali dovrebbero essere realizzate all'interno di un ampio progetto di cooperazione internazionale, seguendo l'esempio di quanto accade oggi in Francia con la proposta di riforma del sistema. E' con tali progetti che i paesi di accoglienza dei minori possono promuovere interventi e attività per rendere l'adozione internazionale realmente sussidiaria: nel momento in cui il reinserimento familiare e l'adozione nazionale non hanno dato frutti, allora l'adozione internazionale diviene lecita. - ha concluso Griffini - In questo modo si eliminerebbero totalmente i costi a carico delle famiglie".

Eppure questa impostazione, più volte sollecitata da AiBi e altri enti autorizzati, rimane un principio solo sulla carta. E' lo stesso Ministero per gli Affari Esteri italiano, per citare un esempio eclatante, che impedisce di considerare l'adozione nei progetti di cooperazione.

"Occorre che il MAE preveda interventi per favorire la sussidiarietà dell'adozione internazionale. - ha proposto Griffini - E' necessario, quindi, ridare slancio alla campagna "L'adozione non ha prezzo" sulla gratuità dell'adozione internazionale avviata da AiBi lo scorso autunno insieme a una cinquantina di enti autorizzati e associazioni per dare una possibilità in più ai minori abbandonati di essere accolti da una famiglia. Servirebbe quindi che i paesi di accoglienza dei minori garantissero alla famiglia la copertura di tutte le spese per l'adozione, evitando di ricadere nell'escamotage dei bonus per le famiglie stanziato dall'ex Ministro della Famiglia Rosy Bindi. Non solo il contributo di 1200 euro non ha risposto alla richiesta di una gratuità dell'adozione, ma è stato un dispendio di risorse in quanto i finanziamenti sono stati destinati anche a molte famiglie che ancora non hanno speso un euro per le pratiche adottive ed è verosimile che non adotteranno mai un bambino. Si è trattato di fondi che potevano essere investiti in progetti di cooperazione per la sussidiarietà dell'adozione internazionale."

AiBi continua la sua attività di sensibilizzazione e lobby per giungere alla gratuità dell'adozione internazionale con la campagna "L'adozione non ha prezzo". L'associazione propone di inserire nella Finanziaria 2009 la proposta di legge già presentata e appoggiata lo scorso autunno da un gruppo bipartisan di parlamentari e si rivolge al Sottosegretario della Famiglia Carlo Giovanardi affinché si renda interprete di tale iniziativa. Il fulcro della proposta sta nella richiesta di ampliare il sostegno attualmente concesso alle coppie passando dalla deducibilità del 50% dei costi sostenuti - quanto accade ora - alla totale detraibilità al 100% delle spese relativa alla procedura adottiva: in tal modo i costi sostenuti dalla coppia non verrebbero più scalati dal reddito complessivo ma dalle tasse da pagare. Per le spese di viaggio e di soggiorno si propone, invece, la detraibilità fino a un tetto massimo di 5000 euro.

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