Rendere le cure sanitarie gratuite potrebbe salvare la vita di 250 mila bambini africani ogni anno*. Lo dimostra il rapporto "Conti killer" diffuso oggi da Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dell'infanzia, alla vigilia della Giornata Internazionale del Bambino Africano (domani 16 giugno, ndr).
Il dossier di Save the Children prende in considerazione 24 Stati africani*, 20 dei quali impongono tiket sui servizi sanitari, e chiede ai leader del G8 che intraprendano azioni affinché l'accesso alle cure sanitarie sia gratuito per tutti.
I servizi sanitari a pagamento sono stati introdotti su ampia scala nel 1990 quando i donatori internazionali, compresi i paesi del G8, incoraggiarono i governi nazionali africani a far pagare le prestazioni sanitarie. Ma il prezzo di tali servizi è proibitivo per la maggior parte della popolazione africana. In Tanzania, per esempio, si va da un tiket di 45 centesimi di Euro per una visita presso un ambulatorio ai 15 Euro per un trattamento ospedaliero. L'imposizione di questi costi fa sì che le famiglie o non ricorrano alle cure o vadano dal dottore quando ormai è inutile e tardi.
Più di 1 bambino su 5 nell'Africa sub-sahariana muore prima di aver compiuto 5 anni. Quasi due terzi di queste morti sono dovute a malattie che possono essere facilmente prevenute o curate: la diarrea, attraverso sali idratanti, la polmonite con antibiotici, la malaria con farmaci anti-malarici e il morbillo con un semplice vaccino.
Dove la salute è a pagamento:
· In Tanzania oltre il 50% delle persone prese in esame dalla ricerca di Save the Children non ricorre a cure sanitarie nonostante sia affetta da malattie croniche; tre quarti delle persone spiega ciò con gli elevati costi dei servizi sanitari
· In Etiopia gran parte della popolazione non si rivolge a personale sanitario quando sta male. Tra chi lo fa, due terzi dichiara di essersi ulteriormente impoverito vendendo beni di famiglia, chiedendo prestiti o ipotecando i propri terreni
Dove la salute non è a pagamento:
· In Uganda i costi per prestazioni sanitarie sono stati eliminati nel 2001 e gli investimenti sulla sanità sono cresciuti. Il risultato è che sia la presenza di pazienti che il ricorso a centri per le vaccinazioni è raddoppiato
· In Sud Africa nel 1998 tutti i servizi sanitari di base pubblici sono diventati gratuiti. Una successiva indagine ha dimostrato che il ricorso ai servizi sanitari è passato dal 20% al 60% della popolazione presa in esame.
Carlotta Sami,Coordinatrice dei Programmi di Save the Children Italia commenta:
"Il 2005 deve essere l'anno chiave per sconfiggere la povertà infantile. Con il summit del G8 alle porte è ora che i leader del mondo intraprendano azioni per raddoppiare gli aiuti in modo che i bambini possano avere accesso alle cure sanitarie. Sono i bambini infatti che pagheranno il prezzo più alto se i grandi del mondo non prenderanno delle decisioni. Migliaia di bambini muoiono ogni giorno per malattie prevenibili come la diarrea perché le loro famiglie non possono pagare costi imposti sotto la pressione dei donatori internazionali, compreso il G8. I leader del mondo debbono affrontare la questione e assicurare che queste spese killer siano abolite".
Abolizione dei costi per prestazioni sanitarie e aumento degli aiuti per la sanità sono i passi necessari per il miglioramento dei servizi sanitari nei Paesi poveri. L'abolizione dei costi sarebbe poco dispendiosa.
Una recente ricerca del Millennium Project delle Nazioni Unite *** ha stimato in 15 miliardi di Euro il deficit dei sistemi sanitari africani. Di questa cifra, basterebbe meno del 6% per abolire i costi per servizi sanitari in 20 paesi dell'Africa.
Save the Children chiede:
Che il governo italiano esprima con chiarezza la sua posizione in merito all'imposizione dei costi per prestazioni sanitarie e faccia pressione sugli altri paesi membri del G8
Che il G8 destini maggiori aiuti alla sanità dei paesi poveri e affianchi a questa misura investimenti di lungo periodo per il rafforzamento dei sistemi sanitari
Che i donatori internazionali smettano di incoraggiare l'imposizione di spese sui servizi sanitari
La versione integrale del rapporto è scaricabile all'indirizzo: www.savethechildren.it/pubblicazioni
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa, Save the Children Italia
Tel: 0648070023;
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it
Note:
· *La ricerca di Save the Children è il risultato dell'analisi combinata dell'impatto degli interventi sanitari di base sulla riduzione della mortalità infantile e degli effetti dell'abolizione dei costi per l'accesso ai servizi sanitari
· ** I 24 paesi presi in esame sono: Burkina Faso, Camerun, Chad, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Ghana, Guinea, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Rwanda, Sierra Leone, Somalia, Sud Africa, Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia. Nei paesi in grassetto l'accesso ai servizi sanitari era gratuito al momento della realizzazione della ricerca.
· *** UN Millennium Project (2005) Investing in Development: A Practical Plan to Achieve the Millennium Development Goals
· Costi per servizi sanitari sono stati introdotti in molti Stati africani fra il 1980 e il 1990 dietro la spinta della Banca Mondiale e del G8. Entrambe le istituzioni proposero tiket sanitari e "aggiustamenti strutturali" chiedendo ai paesi poveri di ridurre la spesa sociale e di incoraggiare l'introduzione di servizi sanitari a pagamento. Oggi, quasi tutti gli Stati dell'Africa impongono alle famiglie costi per le cure sanitarie di base come per i farmaci anti-malarici, gli antibiotici e i semplici vaccini.
Save the Children, 21 giugno 2005