28/08/2008 - Più di 150.000 profughi del conflitto in Georgia e in Ossezia secondo le stime dell'UNHCR. 100.000 nella sola Georgia, mentre il resto è accolto nei campi profughi collocati lungo la frontiera che separa l'Ossezia del Sud (Georgia) con quella del Nord (Russia). In aiuto di queste popolazioni, su mandato della Conferenza Episcopale Italiana, Caritas Italiana, le 220 Caritas diocesane e le 25.000 parrocchie italiane continuano a mobilitarsi, non solo con l'invio di fondi, ma anche con una giornata di preghiera per la pace e di solidarietà, domenica 24 agosto e domenica 31 agosto 2008.

Inoltre la Presidenza della CEI ha stanziato direttamente un milione di euro per le popolazioni del Caucaso e ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse da Caritas Italiana.

Domenica 17 agosto Papa Benedetto XVI, durante la preghiera dell'Angelus da Castelgandolfo, aveva lanciato in questo senso un nuovo appello perchè fossero «alleviati con generosità i gravi disagi dei profughi, soprattutto delle donne e dei bambini, che mancano perfino del necessario per sopravvivere». Nei giorni scorsi la rete di Caritas Internationalis aveva già messo a disposizione delle Caritas locali una somma iniziale di ? 250.000 per le prime emergenze. Caritas Italiana, che fa parte della rete, ha finora messo a disposizione ? 100.000, di cui ? 50.000 - già inviati - per l'acquisto di aiuti alimentari e materiale sanitario, altri ? 50.000 - da inviare nei prossimi giorni - per le attività di riabilitazione e ricostruzione.

Il direttore di Caritas Georgia, padre Witold Szulczynski, ricorda però che questa emergenza durerà ancora dei mesi: «Siamo infinitamente grati per la generosità e per il grande lavoro che molte persone svolgono a favore della nostra Caritas, delle persone sfollate e dei più poveri di questa terra, ma non basta, avremo mesi e mesi di lavoro prima di tornare ad una situazione di normalità. Dove andranno questi profughi, tra un mese, due? C'è chi ha perso la propria casa e chi non vuole più tornare indietro. Come fare per aiutare i bambini a riprendere la scuola, ora che le scuole non ci sono più?».

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