Fortunatamente il Villaggio SOS di Itahari non è stato raggiunto dalle acque in piena. Al momento sono oltre 50.000 le persone che hanno dovuto abbandonare le loro case e che sono state costrette a vivere per strada o a trovare riparo temporaneo negli edifici di emergenza. Le autorità Nepalesi hanno richiesto aiuto anche alle sedi di SOS Villaggi dei Bambini presenti nel territorio, soprattutto per sostegno medico e alimentare.
Ramesh Tamrakar, direttore del Villaggio SOS di Itahari, racconta la sua esperienza durante l'alluvione in Nepal: "Una donna correva terrorizzata portando in braccio il suo bambino, per scappare dal fiume in piena. Passandomi davanti, mi ha detto qualcosa nella sua lingua, per poi immergersi nel fiume lasciando suo figlio ai miei piedi. Pur non capendo cosa mi stesse dicendo, ho intuito dai suoi gesti che voleva che le curassi il bambino fino a quando non fosse tornata, per non farlo avvicinare al corso d'acqua. Il figlio della donna stava tremando dal freddo, sotto la fitta ed incessante pioggia. Non riuscivo a tenerlo al caldo, con l'umidità e l'acqua che filtravano dappertutto: lo feci sedere su un sasso e ci riparammo un poco con il mio ombrello, coprendoci dal freddo vento che soffiava attraverso il fiume. Erano circa le 6:30 del mattino. Ero totalmente confuso dalla situazione, non potevo certo lasciare quel bambino da solo ma non riuscivo nemmeno ad immaginare cosa aspettarmi dalla situazione. Rimanemmo mezzora su quel sasso, sotto quell'ombrello, fino a quando la mamma del piccolo fece ritorno con in braccio un altro bambino. La donna ha abbracciato felice i due bambini e mi ringraziò a gesti per l'aiuto. Mi sono sentito sollevato ed ho sorriso vedendo quella scena di profondo amore materno, la cura e la premura verso quei bambini.
Nel frattempo, una ragazza con in braccio un bambino di circa 1 anno era sopraggiunta chiedendo aiuto: il piccolo aveva perso conoscenza ed era necessario portarlo in ospedale il prima possibile. La donna non aveva soldi e nessun mezzo di trasporto per raggiungere il più vicino ospedale, a 10 km dal luogo dell'incontro. Mentre stavamo organizzandoci per portarli in ospedale con la nostra macchina, un altro gruppo di persone è arrivato di corsa per soccorrere una madre e sua figlia, accasciate sulla strada vicino. Abbiamo fatto salire anche loro sulla macchina, per portarle al centro di emergenza dell'ospedale di Inaruwa, dandogli un po' di soldi per le cure necessarie.
Gli abitanti del paese stavano trasportando i loro bambini sulle spalle, assieme ai pochi oggetti personali rimasti, qualche animale, ogni cosa che riuscivano a portarsi dietro. La gente piangeva con grande dolore, per la perdita dei familiari, dei figli, della casa. I pochi fortunati sono riusciti a trovare riparo presso i parenti o nei centri di soccorso nelle scuole e nei templi di Inaruwa. Questo è un quadro generale della situazione drammatica nel territorio. La disperazione prevale in ogni angolo. Come se non bastasse, i villaggi abbandonati sono stati saccheggiati da gruppi di persone disperate.
Con la rottura della diga di Koshi, circa 35 mila abitanti delle quattro Village Development Committee, hanno dovuto abbandonare le loro case. I villaggi più colpiti sono quelli di Sripur (12500), Haripur(8238), Pashim Kisaha (9870) e Lauki (4211). Di questi sfollati, circa il 45% sono bambini al di sotto dei 16 anni. I rifugiati sono stati accolti nelle scuole, nei templi e nelle poche strutture pubbliche rimaste indenni dall'alluvione, con il supporto di numerose associazioni non governative, come Plan Nepal, World Vision, RRN, Red Cross Society, Uddhoyog Banijya Sangh e l'Officer's club di Inaruwa. Se la situazione non comincerà a migliorare è possibile prevedere la rottura degli argini nella parte nord di Rabajabas e saranno molti altri i villaggi che subiranno le conseguenze delle forti piogge.
Abbiamo visitato alcuni centri di accoglienza, contattato il responsabile della zona e quello dello sviluppo, che stanno coordinando l'intero programma di aiuto. Ci è stato richiesto di fornire un centro medico al più presto. Per rispondere alle necessità primarie delle persone coinvolte, il nostro team medico ha fissato un centro di emergenza nella scuola di Bhagawati, con solo pochi medicinali generali e l'impegno dei volontari. Il bisogno di vestiti asciutti e puliti per i bambini e le famiglie è altissimo." - Ramesh Tamrakar, Village Director - SOS Children's Village Itahari
Non c'è dubbio che la situazione in Nepal è molto grave per le popolazioni coinvolte e per l'intera nazione. Moltissimi bambini, donne e anziani hanno perso la vita assieme alle proprie case. Le persone piangono con angoscia ed i bambini piangono per la fame: un'atmosfera caotica e dolorosa. Lo staff, le mamme SOS, i giovani ospiti dei Villaggi dei Bambini SOS, delle Case del Giovane SOS, dei Centri Sociali SOS, i professori e gli studenti delle scuole Hermann Gmeiner di Itahari hanno unito le loro mani ed i loro sforzi per contribuire alla causa.