L'organizzazione ha inoltre criticato il Comitato internazionale olimpico (Cio) per aver macchiato l'eredità dei Giochi in tema di diritti umani, chiudendo un occhio sulle violazioni commesse.
"Le Olimpiadi sono state uno spettacolare evento sportivo, ma si sono svolte in un contesto di violazione dei diritti umani: agli attivisti è stato impedito di esprimere le proprie idee pacifiche e molti di essi sono stati imprigionati senza aver commesso alcun reato", ha dichiarato da Hong Kong Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International. "Le autorità cinesi e il Cio avevano l'opportunità di mostrare che il rispetto dei diritti umani fosse migliorato ma hanno ampiamente fallito: sfratti forzati, arresti di attivisti e restrizioni ai danni dei giornalisti non dovranno caratterizzare un'altra Olimpiade".
La dichiarazione di Amnesty International è giunta poco dopo quella di Jacques Rogge, presidente del Cio, che durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino ha detto: "Questi sono stati Giochi davvero eccezionali".
Nel corso dei Giochi olimpici, Amnesty International ha documentato una serie di violazioni dei diritti umani nei confronti di attivisti pacifici e giornalisti, tra cui:
- l'arresto e la condanna, anche alla "rieducazione attraverso il lavoro", di attivisti che avevano chiesto di svolgere manifestazioni nelle "zone delle proteste", istituite dal governo in alcuni parchi della capitale;
- la perdurante detenzione o l'arresto arbitrario di giornalisti e attivisti che avevano cercato di denunciare le violazioni dei diritti umani in corso;
- il divieto di manifestare pacificamente nelle "zone delle proteste": il 18 agosto, dopo ripetute insistenze dei giornalisti, le autorità hanno comunicato che avevano ricevuto 77 richieste di manifestazioni da parte di 149 persone ma che 74 erano state "ritirate", due "sospese" e una "sottoposta a veto".
"È davvero giunto il momento che il Cio metta in pratica i propri valori-chiave della 'dignità umana' e dei 'principi etici universali e fondamentali', facendo dei diritti umani un nuovo pilastro dei Giochi olimpici", ha affermato Rife.
Amnesty International chiede al Cio di imparare la lezione di Pechino, includendo chiari e misurabili indicatori dell'impatto sui diritti umani in tutte le future valutazioni di candidature all'assegnazione delle Olimpiadi e nei contratti con le città ospitanti.
Amnesty International ha riconosciuto che le autorità hanno preso alcuni provvedimenti positivi, come lo sblocco di alcuni siti internazionali (tra cui lo stesso
www.amnesty.org) in risposta alle forti proteste dell'opinione pubblica espresse dai giornalisti a Pechino prima dell'inizio dei Giochi. Tuttavia, l'organizzazione per i diritti umani sollecita il governo cinese a estendere completamente il libero accesso a Internet e a rendere permanenti le regole temporanee introdotte in favore dei giornalisti stranieri in Cina alla vigilia delle Olimpiadi, assicurando che siano applicate davvero e in modo uniforme.
Molti attivisti cinesi sono stati perseguitati e puniti per aver denunciato le violazioni dei diritti umani prima o durante i Giochi olimpici. Tra questi Amnesty International segnala:
Ye Guozhu, attivista per il diritto alla casa, è detenuto in una stazione di polizia dopo aver terminato di scontare una condanna a quattro anni di carcere, inflittagli per aver cercato di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sugli sfratti eseguiti con la forza a Pechino per costruire impianti olimpici. La polizia ha dichiarato che avrebbe trattenuto Ye Guozhu fino alla fine delle Olimpiadi e delle Parolimpiadi, al fine di evitare problemi a lui e ai suoi familiari. Il 26 luglio la polizia ha poi precisato che Ye Guozhu era detenuto presso la stazione di polizia di Xuanwu perché sospettato di "aver convocato la folla per creare disturbo all'ordine in un luogo pubblico". Amnesty International ha appreso da fonti attendibili che Ye Guozhu è stato picchiato coi bastoni elettrici prima del processo e anche durante la prigionia.
Wu Dianyuan (79 anni) e
Wang Xiuying (77), due donne che avevano chiesto il permesso di manifestare in una delle "zone delle proteste", sono state accusate di "disturbo all'ordine pubblico" e condannate a un anno di rieducazione attraverso il lavoro. Le due donne presentavano denunce alle autorità dal 2001, quando erano state sfrattate dalle loro abitazioni per fare spazio a un progetto di sviluppo. Le autorità municipali di Pechino hanno dichiarato che non dovranno scontare la condanna finché si comporteranno bene, ma che comunque subiranno limitazioni alla libertà di movimento.
Per ulteriori informazioni e interviste:
a Hong Kong: Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International, +852 9103 7183
a Londra: Ufficio Stampa di Amnesty International, +44 7778 472 126
a Roma: Ufficio Stampa di Amnesty International, 348 6976920