Oggi continuano a lottare per la sopravvivenza. In una situazione generale di insicurezza, le persone non hanno accesso ai servizi di base, non hanno indumenti, cibo sufficiente, case o coperte. Molti vivono in rifugi improvvisati dove sono esposti alle fredde notti degli altipiani, e dipendono dalla poca assistenza disponibile e dai pochi aiuti da parte dalle comunità locali.
MSF fornisce assistenza medica e generi di prima necessità alle persone che vivono nel Monte Elgon dall' aprile del 2007. Fin dall'inizio, MSF ha ripetutamente cercato di attirare l'attenzione su questa violenta crisi. Di fronte a una popolazione traumatizzata dalla violenza degli ultimi anni e a bisogni umanitari che non ricevono risposta, MSF lancia un ennesimo appello per denunciare pubblicamente la situazione. "L'assistenza medica da sola non è in grado di rispondere ai numerosi bisogni delle persone che vivono nella zona del Monte Elgon", dichiara Rémi Carrier, capo missione di MSF. "Hanno bisogno di protezione dalla violenza, di maggiore assistenza e di maggiore attenzione rispetto alle loro sofferenze".
L'atteggiamento principale da parte delle autorità nei confronti dell'instabilità è stato quello di rispondere alla violenza con la violenza, atteggiamento culminato nell'operazione congiunta polizia-esercito che è stata lanciata il 9 marzo 2008. Nel corso di questa operazione, il conflitto si è intensificato, e i civili hanno patito attacchi, torture e violenze di altro genere.
"Dall'inizio delle nostre attività, le nostre equipe mediche nel Monte Elgon hanno curato vittime di traumi violenti, specialmente a partire dall'estate dello scorso anno. Ma in seguito al lancio dell'operazione da parte delle autorità c'è stato un vero picco, con oltre 250 persone ferite curate solamente nel mese successivo", spiega Carrier. "Queste vittime, la maggior parte uomini adulti, sono state ferite mentre venivano controllate per verificare il loro presunto coinvolgimento nell'LSDF. Per dei civili già traumatizzati, ripetutamente sfollati e radicalmente impoveriti da oltre due anni, ciò ha ulteriormente peggioratolo stato di salute fisico e mentale."
Nel frattempo la popolazione continua a temere le violenze anche da parte dell'SLDF. Una donna è stata attaccata ad aprile e curata da MSF. "Siamo stati attaccati da quattro giovani uomini sulla strada", racconta. "Ci hanno colpiti coi machete, e ci hanno ordinato di sdraiarci a terra. Un uomo è morto, e io ho perso i sensi. Mentre ci colpivano, hanno detto: dite loro (alle autorità del Kenya - n.d.r.) che gli uomini dell'SLDF sono ancora vivi".
Oggi, mentre alcune persone fanno ritorno a casa, i meccanismi di sopravvivenza dei residenti e degli sfollati sono al limite. MSF chiede un aumento immediato dell'assistenza e della protezione dalla violenza per queste persone, per permettere loro di ricominciare le loro vite. Finché alla violenza si continuerà a rispondere con più violenza, senza nessun tentativo di affrontare la radici del conflitto, la situazione non migliorerà in maniera sostanziale e la sofferenza continuerà.
MSF è una delle poche organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza alla popolazione colpita dal conflitto nel Monte Elgon. Da aprile 2007 le attività di MSF per rispondere alla conseguenze dalla violenza contro i civili si concentrano principalmente su cure mediche gratuite tramite il sostegno ai centri di salute primaria, campagne di vaccinazione e cliniche mobili nelle zone più remote. MSF ha inoltre allestito un sistema di riferimento ospedaliero per le emergenze mediche e ha distribuito abiti e coperte.
Ulteriori informazioni sulla crisi del Monte Elgon e sulle storie delle persone colpite dalla violenza si trovano nel rapporto di MSF "Mount Elgon: does anybody care?", disponibile al seguente indirizzo internet:
http://www.msf.org/source/countries/africa/kenya/2008/MSF_MtElgon_May2008.pdf
Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione medico-umanitaria al mondo, insignita nel 1999 del Premio Nobel per la Pace.
Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie.
Per informazioni: Andrea Pontiroli e Gianluigi Lopes
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