"Le proteste di ieri hanno sconvolto tutti per le modalità con cui sono state condotte e pur non giustificando nessuna azione violenta, sbagliata di per sé, ci rendiamo contro che era solo questione di tempo. Non si possono far vivere le persone come animali e pensare che non si ribellino. Qui è in corso una vera emergenza sociale. Quello che è accaduto a Rosarno è frutto della mancanza di una pianificazione adeguata per i lavoratori stagionali e della totale assenza di una politica dell'integrazione". Così don Pino de Masi. referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro in una nota commenta la rivolta degli immigrati a Rosarno.
"Nella piana - prosegue il sacerdote Vicario generale della Diocesi di Oppido-Palmi - ci sono circa 2000 immigrati africani che si accalcano per dormire la notte tra un'ex-cartiera in disuso e un immobile dell'ex-Opera Sila. Se qualcuno del governo centrale o della regione vedesse in che condizioni vivono, senza nulla, senza servizi, luce, acqua, alimenti o riscaldamento non si stupirebbe di quanto è accaduto. Immigrati che sono sotto minaccia continua dei caporali che li rendono di fatto "invisibili", vulnerabili e soli".
"Il problema immigrati a Rosarno non esula dal problema delle mafie perchè è la 'ndrangheta che gestisce tutto. Ed è sempre la criminalità organizzata che stabilisce i movimenti, le paghe ed il compenso dei caporali. Ed è sempre la 'ndrangheta che, con gente come quella di ieri, vuole dire qui comandiamo noi. Quindi il problema è molto più serio di quanto può apparire. Confido - conclude don de Masi - nella popolazione degli abitanti della Piana che hanno un animo buono e conoscono la situazione di questa gente, ma è necessario che le autorità si assumano la responsabilità di una situazione che necessita di giustizia prima ancora che di carità".
Le terribili condizioni dei migranti lavoratori stagionali a Rosarno sono note da tempo. "È una storia che dura da vent'anni" - documenta un reportage di Fortress Europe del gennaio dell'anno scorso. "Costretti a vivere in capannoni abbandonati, senza luce né acqua. Impiegati in nero, alla giornata, per una paga che raramente supera i 25 euro. Sono almeno 2.000 i raccoglitori delle arance della campagna tra Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. Sono tutti immigrati: ghanesi, marocchini, ivoriani, maliani, sudanesi. E quasi tutti senza documenti".
Le condizioni di vita degli immigrati che lavorano nel Sud Italia sono state segnalate già da anni da Medici senza Frontiere (MSF) in diversi rapporti. Ieri sul sito di Medici senza Frontiere è stato messo un documentario di dieci minuti girato a dicembre. Fra il 19 e il 23 dicembre una ventina di volontari di MSF supportati da alcuni volontari di altre associazioni locali, hanno distribuito kit igienico-sanitari a 2mila persone per alleviare le sofferenze provocate dalle drammatiche condizioni di vita e di lavoro, rese ancora peggiori dal freddo di questa stagione. La distribuzione è avvenuta in particolare nei siti di Fabbrica, Rognetta, Collina e Collina 2, nei comuni di Rosarno, Gioia Tauro e Rizziconi, dove vi è la maggior concentrazione di immigrati che vivono in condizioni drammatiche, in fabbriche abbandonate e in edifici senza elettricità e in alcuni casi senza acqua.
L'equipe di MSF presente e non è stata testimone diretta degli incidenti di questi giorni, e non può di conseguenza esprimere commenti su questi. "Tuttavia - afferma la nota di MSF - vorremmo sottolineare ancora una volta le condizioni di vita degradanti cui sono sottoposti i migranti impegnati come lavoratori stagionali, condizioni che hanno un serio impatto sulla loro salute, causando infezioni respiratorie, problemi osteo-muscolari e gastroenterici. "Abbiamo ripetutamente contattato le autorità nelle regioni dove abbiamo lavorato in questi anni, inclusa la Regione Calabria, per sottolineare la grave situazione umanitaria e i bisogni dei lavoratori migranti che vivono in Italia e la necessità di prendere provvedimenti urgenti per migliorare la loro situazione".
E proprio sulle condizioni di vita dei migranti si sofferma una nota di Cipsi e ChiAma l'Africa. "La situazione che si è creata a Rosarno è anche la conseguenza di un clima di odio razziale e discriminazione nei confronti dei migranti molto preoccupante", ha commentato Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione CIPSI - Coordinamento di cui fanno parte 45 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale - a seguito delle rivolte avvenute in questi giorni nel comune calabrese, conseguenti al ferimento di due migranti con un fucile ad aria compressa.
"Rosarno nel corso di questi ultimi anni ha vissuto in maniera estremamente positiva il fenomeno dell'immigrazione - ha sottolineato Eugenio Melandri, coordinatore di ChiAma l'Africa. Si è dimostrato un comune molto attento ai problemi delle comunità migranti, un esempio virtuoso di accoglienza e integrazione. Purtroppo, a causa delle scellerate politiche di esclusione e di rigetto portate avanti in questi mesi dal governo italiano e del conseguente clima di ostilità e di repressione che si è generato, l'esperienza positiva di Rosarno è diventata sempre più un caso isolato. Questo luogo di accoglienza ha finito per generare una sacca di disagio e odio razziale sfociata nel gesto compiuto probabilmente da un gruppo di teppisti".
"Vogliamo ribadire - riprende Barbera - la nostra ferma denuncia al clima di odio razziale alimentato anche dalle parole del ministro Maroni, che ha parlato di ?un'eccessiva tolleranza nei confronti dell'immigrazione clandestina, foriera di criminalità e situazioni di disagio'. La criminalizzazione dei migranti e i metodi repressivi che si stanno impiegando per soffocare la rivolta a Rosarno non fanno altro che inasprire un clima già teso e difficile. Soprattutto non risolvono i problemi di tanti migranti che lavorano come braccianti agricoli e vivono spesso situazioni di semi-schiavitù al limite della sopravvivenza. Auspichiamo - conclude Barbera - che le istituzioni invertano la tendenza al razzismo e riconoscano il diritto a migrare, a vivere".
Contro le menzone del ministro Maroni punta il dito Terre Libere. "Maroni dimentica la rivolta antimafia dello scorso dicembre, la collaborazione degli africani con le forze dell`ordine, le terribili condizioni in cui sono costretti a lavorare e contro cui protestano da sempre. E soprattutto non ricorda di aver annunciato - lo scorso anno - 200 mila euro per far fronte all`emergenza. Oggi ne sono arrivati 900 mila, solo a Rosarno" - sottolinea Terre Libere che riporta un ampio dossier sulle condizioni di vita e di lavoro dei migranti della Piana di Gioia Tauro.
Anche l'associazione Naga, pur condannando tutte le forme di violenza, esprime solidarietà ai cittadini stranieri di Rosarno e forte preoccupazione per le parole del ministro dell'Interno. "Rimaniamo attoniti di fronte alle dichiarazioni del ministro Maroni che, invece di condannare chi si è sentito libero di poter sparare contro cittadini stranieri e il quale piuttosto di denunciare le condizioni di semi-schiavitù in cui vivono e lavorano migliaia di persone indispensabili ad interi settori dell'economia italiana, denuncia addirittura 'troppa tolleranza con i clandestini' e individua nella clandestinità la causa di criminalità e degrado" - afferma Pietro Massarotto, Presidente del Naga. "Crediamo, invece, che quello che sta succedendo sia il risultato della tolleranza rispetto a continue violazioni di diritti fondamentali e rispetto a condizioni di sfruttamento e discriminazione - prosegue il Presidente del Naga - ci sconcerta constatare che, le persone che arrivano in Italia invece di trovare standard minimi di accoglienza, vivano in situazioni di violenza alla quale, in questo caso a Rosarno, hanno deciso di reagire". [GB]