Si tratta di dipendenti militari e civili danneggiati dal contatto con apparecchiature contenenti asbesto su navi americane. Raggiunto il primo accordo extragiudiziale: ai parenti di un operai morto di mesotelioma pleurico verranno corrisposti 100mila dollari
BARI - Sono 57 i casi istruiti fino a oggi dagli avvocati Mitchell Cohen di Philadelphia (Usa) e Sabrina Magni, dello studio Ceriani di Milano, per far ottenere risarcimenti extragiudiziali a dipendenti militari e civili italiani danneggiati dal contatto con apparecchiature contenenti amianto su navi americane cedute all'Italia o transitate nei porti italiani.
E' quanto comunicato da Magni all'indomani del primo accordo di risarcimento extragiudiziale per un dipendente civile della Difesa sottoscritto tra una società statunitense che aveva fornito le apparecchiature e i parenti di un ex operaio dell'Arsenale militare di Taranto, morto sei anni fa di mesotelioma pleurico. Ai parenti della vittima verranno corrisposti 100mila dollari lordi, dai quali andranno detratte le spese legali, esigibili solo in caso di accordo raggiunto.
Dei 57 casi istruiti, 16 hanno già ottenuto il risarcimento o sono in attesa della corresponsione della somma di denaro. In altri 22 casi sono in corso trattative dopo che è stata completata la documentazione sanitaria e amministrativa. Ancora, 12 casi sono stati archiviati per mancanza di requisiti o per rinuncia dell'interessato, mentre per sette casi è pronta un'informativa e si attende la decisione dell'interessato se procedere o meno.
Sono, invece, invece più di 80 le navi militari - secondo una lista aggiornata al giugno 2009 e ricavata dagli archivi americani - con personale italiano o transitate in porti italiani a bordo delle quali c'erano strutture con amianto.