La dichiarazione, fondata su 20 principi in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, segna un passo nella giusta direzione. Secondo il portavoce dell’ASviS, il pilastro rappresenta una definizione comune di “Europa sociale” che va realizzata. (Scopri di più su: ASVIS.it)
  • di Ottavia Ortolani
Il pilastro europeo dei diritti sociali rientra nelle priorità politiche delineate dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker per costruire un'Unione europea più inclusiva e più equa e una Unione economica e monetaria più profondamente radicata in valori condivisi, non solo economici, ma soprattutto sociali. Il dibattito sul pilastro europeo dei diritti sociali, iniziativa lanciata a marzo in occasione dell’anniversario dal Trattato di Roma e definito dopo una lunga negoziazione con i Paesi membri, si inserisce nella più ampia questione sull'efficacia e la resilienza dell'Unione economica e monetaria dell'Europa e riguarda la realizzazione di diritti per tutti i cittadini. Il pilastro è strutturato in tre categorie principali:
  1. Pari opportunità e accesso al mercato del lavoro;
  2. Condizioni di lavoro eque;
  3. Protezione sociale e inclusione.
Queste categorie sono elaborate in 20 principi, coerenti con i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Infatti, tra i principi emergono il diritto all’istruzione, alla parità di genere, alle pari opportunità, all’assistenza sanitaria e al supporto sul lavoro.

La Commissione propone che il pilastro europeo dei diritti sociali venga proclamato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione in occasione del Vertice sociale, che si svolgerà a Göteborg in Svezia il 17 novembre e rappresenterà un momento fondamentale per guidare i lavori in linea con il tema della dimensione sociale dell'Europa. Infatti, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, lo scorso 13 settembre, il presidente della Commissione aveva dichiarato che “se vogliamo evitare la frammentazione sociale e l’esclusione sociale in Europa, gli Stati membri dovrebbero concordare quanto prima il pilastro europeo dei diritti sociali”. In quell’occasione il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini aveva commentato che nonostante il discorso sullo Stato dell’Unione fosse colmo di spunti per rendere l’Europa “il continente della solidarietà”, questi risultavano privi di una visione complessiva per una strategia di sviluppo sostenibile. Il pilastro europeo pone senz’altro le giuste basi verso questa direzione.

Durante l’ultima puntata di “Scegliere il futuro”, l’appuntamento settimanale su Radio Radicale con Enrico Giovannini (in onda ogni venerdì), il portavoce dell’ASviS ha dichiarato che il pilastro rappresenta una dichiarazione congiunta da parte di tutte le istituzioni europee rispetto a un comune denominatore - le politiche sociali (soprattutto di competenza nazionale) e dei diritti che queste dovrebbero garantire - che segna una nuova fase di verifica all’interno dell’Unione dell’attuazione di tali principi, coerenti con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. “L’augurio” - dice il portavoce - “è che verificando l’attuazione di tali principi nei Paesi, fermo restando la competenza nazionale, si potrebbero creare dei meccanismi per creare effettivamente un denominatore comune minimo, che riconosca gli stessi diritti in tutti i Paesi dell’Unione”. Secondo Giovannini, questa dichiarazione rappresenta un passo nella giusta direzione, e una definizione comune di che cosa si intende per “Europa sociale”, un concetto che non a caso è incluso nell’articolo 3 del Trattato di Roma e che va realizzato, “pena la dissoluzione dell’Unione”.

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